Intervista

Giampaolo Dallara: la competitività si raggiunge puntando sui giovani e sul territorio

Alla vigilia dell’apertura al pubblico della Dallara Academy, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare il fondatore e Presidente della società e confrontarci con lui sui temi dell’innovazione anche per il sistema Paese

Pubblicato il 15 Ott 2018

L'Ingegner Giampaolo Dallara davanti alla sede della Dallara Academy

Alla vigilia dell’apertura ufficiale della nuova Dallara Academy, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare Giampaolo Dallara, fondatore e Presidente di Dallara Automobili e di scambiare con lui qualche battuta sia sul progetto dell’Academy, sia su cosa sta cambiando nel mondo dell’automotive.

Il legame con il territorio

Nelle scorse settimane, in occasione della inaugurazione della nuova Academy Dallara, l’imprenditore aveva sottolineato come questo nuovo centro, abbia un particolare legame con il territorio della Motor Valley e con la Valceno in particolare.
Una visione che Dallara conferma.
“Ho voluto che questa struttura fosse una restituzione al territorio, al quale io devo molto. Essendo nato qui, ho assorbito i valori e l’operosità di questa terra, ma devo molto anche ai miei collaboratori. I miei primi collaboratori vengono da qui, qualcuno ha anche corso dei rischi per venire a lavorare con me, perché ha lasciato altre realtà più consolidate, per partire letteralmente dalla prima pagina, e non è stato facile. Ci sono persone che mi hanno accompagnato nella fase rischiosa di questa storia”.

L’attenzione ai giovani

Ma oggi che i collaboratori di Dallara vengono da tutta Italia, c’è un ulteriore orizzonte al quale Giampaolo guarda con attenzione: i giovani.
Voglio vedere in quest’area crescere i giovani, confrontarsi con le generazioni precedenti, abilitare un trasferimento di conoscenza. Questa è un’area che mettiamo a disposizione gratuitamente all’università. Credo sia un atto dovuto”.
Dell’università italiana Giampaolo Dallara ha un’opinione altamente positiva: “Efficientissima” dal punto di vista didattico, la definisce, ma mostra anche grande entusiasmo per le giovani generazioni.
“Fare innovazione è facile quando si è circondati da giovani: qui l’età media è 34 anni. Sono ragazzi che leggono, che si informano, sono curiosi. E questo ti fa pensare che nella tua nicchia possa dire qualcosa di importante”.

È un ecosistema aperto quello a cui guarda Giampaolo Dallara, che racconta delle collaborazioni con gruppi come FCA o Volkswagen, “con l’obiettivo di lavorare a qualcosa che va al di là del domani”.
La macchina del futuro.
Questo il sogno.
La nuova mobilità.
E non è un caso che il prossimo incontro dell’Academy sia con il Professor Alberto Broggi, dell’Università di Parma, che della Smart Mobility è uno dei massimi rappresentanti.

Un ecosistema per l’auto del futuro

“Collaboriamo con le grandi aziende per guardare al domani. La sfida è uscire dall’hardware della vettura, per occuparci del software, della programmazione, degli aspetti non metallici”.
Nello spazio espositivo dell’Academy sono esposte le vetture che hanno fatto la storia di questa azienda: dalla Lamborghini Miura alla recentissima Dallara Stradale.
E proprio questa esposizione offre a Giampaolo Dallara lo spunto per spiegare cosa intende per auto del futuro.
“Nella rampa espositiva c’è una F1 del 1990 che aveva solo una dozzina di sensori e una centralina di acquisizione dati grande come un libro con una memoria di 256 KB; sulla nostra “Stradale” i sensori sono più di cento con una centralina di acquisizione dati che ha una memoria ed una capacità di calcolo un milione di volte superiore. Sulla Haas F1, progettata a Varano, sono 400 i sensori, collegati con 2 chilometri di fili.”

È un salto generazionale, se pure nel segno della continuità, che Giampaolo Dallara sottolinea prendendo in esame un aspetto specifico dell’automobile: la sicurezza.

Quanto è cambiato in questi anni in termini di sicurezza… Nella mia prima vettura, la Fiat 500, non c’erano le cinture di sicurezza, il piantone al volante era rigido, e davanti all’abitacolo c’era il serbatoio benzina. E sulla Lamborghini Miura, della quale ho diretto la progettazione nel 1964, l’architettura era la stessa. La sicurezza non era il primo pensiero nella progettazione ma poco per volta, anche per merito della campagna cominciata da Ralph Nader con la pubblicazione del libro “Unsafe at Any Speed”, si è cominciato a capire e ad investire. E il numero dei morti in incidenti stradali è passato dagli 11.000 del 1975 ai 3.400 del 2015, nonostante il numero di vetture circolanti sia raddoppiato.

Ora c’è maturità e consapevolezza e la sicurezza è la priorità; e nella nostra vettura stradale l’investimento più importante è stato fatto nello sviluppo del software per la sicurezza attiva e passiva.”

Far crescere anche le piccole e medie imprese

Per Dallara è indispensabile tenere “le antenne ben alzate per utilizzare tutte le coompetenze che ci vengono dal territorio. Se pensiamo di fare tutto in casa per paura di disperdere le nostre conoscenze siamo finiti. Dobbiamo aprirci, in una logica di ecosistema”.

Il territorio per Dallara significa anche Italia.
“Perché non siamo capaci di raccontare e di vendere ciò che di bello abbiamo già. Questo Paese ha tanto di bello e non parlo solo di industria. Dobbiamo spiegare ciò che sappiamo fare, ma dobbiamo farlo anche a un livello molto più raffinato”.
Convinto che in Italia ci siano già moltissime aziende di altissimo livello e che si stia già lavorando sulle giuste competenze, Giampaolo Dallara crede comunque che ci siano “ancora dei passaggi da fare sulla piccola e micro industria, forse un po’ refrattarie o che forse non sono state finora capaci di prendere il treno giusto di una innovazione che viaggia ad altissima velocità. Noi dobbiamo usare al massimo i nostri fornitori piccoli, aiutandoli a crescere anche qualitativamente”.
Parla di aziende che fanno da tempo il rapid protytping: “Il nostro non è semplicemente un Paese utilizzatore dei nuovi modi di fare impresa, è un Paese che ha un approccio attivo anche all’Industria 4.0”.

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Maria Teresa Della Mura
Maria Teresa Della Mura

Giornalista, da trent’anni segue le tematiche dell’innovazione tecnologica applicata ai modelli e ai processi di business.Negli ultimi anni si è avvicinata al mondo dell’Internet of Things e delle sue declinazioni in un mondo sempre più coniugato in logica smart: smart manufacturing, smart city, smart home, smart health.

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