Point of View

Dalla Cognitive alla Virtual Enterprise: come nasce il nuovo paradigma dell’azienda estesa

L’accelerazione imposta dall’emergenza pandemica sta facendo emergere nuovi modelli di impresa, sempre più collaborativi e interconnessi. IBM parla di un passaggio dalla Cognitive Enterprise alla Virtual Enterprise, abilitata da un approccio aperto e di piattaforma e sostenuta da architetture cloud ibride

Pubblicato il 20 Dic 2021

Virtual Enterprise grafico

Negli ultimi anni, la trasformazione digitale ha (finalmente) cominciato a toccare nel profondo le organizzazioni aziendali, portandole a rivedere i loro modelli operativi e di business. Nel contempo, tecnologie come AI, automazione, Internet of Things (IoT), blockchain e 5G hanno raggiunto un livello di maturità tale da poter essere sfruttate su larga scala, con un impatto effettivo e misurabile sui risultati aziendali.

Abbiamo assistito, in questi percorsi di trasformazione, alla nascita delle Cognitive Enterprise, le Imprese Cognitive, nelle quali la creazione di flussi di lavoro intelligenti, l’attenzione all’experience e l’adozione di logiche di piattaforma avevano un ruolo centrale.

In questo scenario di grande cambiamento, è intervenuta negli ultimi due anni la crisi pandemica, che se da un lato ha accelerato i percorsi di trasformazione digitale in corso, dall’altro ha reso ancor più evidente l’importanza di applicare tecnologie esponenziali per produrre processi più efficienti, efficaci e flessibili e ha posto chiaro l’accento sul ruolo del cloud ibrido come leva per poter erogare modelli e servizi a consumo adattivi.

L’emergenza ha portato a un maggiore ricorso all’automazione e all’intelligenza artificiale per soddisfare le esigenze di connettività e di servizio di clienti e dipendenti e ha portato alla ridefinizione di supply chain ed ecosistemi, molto più estesi e interconnessi rispetto al passato.

Ed è qui che gradualmente alla Cognitive Enterprise ha cominciato a sovrapporsi un concetto nuovo: quello della Virtual Enterprise.

Cosa è la Virtual Enterprise

La Virtual Enterprise o impresa virtuale è un modello organizzativo e operativo di nuova generazione, nella quale i flussi di lavoro intelligenti collegano tutti gli attori che prendono parte a un ecosistema, rendendoli partecipi di un valore condiviso.

L’impresa virtuale amplifica la digitalizzazione, allarga le catene del valore, estende l’approccio alle partnership.

Una Virtual Enterprise, secondo la visione di IBM che proprio su questo tema ha costruito best practice ed esperienze specifiche, è costituita da sei building block, che troviamo riassunti nello schema in calce, e si definisce per sei caratteristiche principali. Vediamole insieme.

1) Openness

Una delle caratteristiche principali di una Virtual Enterprise, probabilmente quella che meglio la definisce, è l’apertura, l’openness: una apertura che, all’interno dell’organizzazione aziendale, consente di correlare funzioni e dipartimenti in flussi di lavoro più collaborativi e agili; che consente di estendere questi flussi anche verso i partner esterni all’azienda, in una logica di piattaforma alla quale tutti contribuiscono e della quale tutti possono trarre vantaggio.

È proprio l’adozione di piattaforme di business che consente non solo di mantenere un allineamento continuo e senza attriti tra tutti i partecipanti dell’ecosistema, ma aiuta anche a cogliere nuove opportunità in nuovi mercati.

2) Accelerazione

La seconda caratteristica di una Virtual Enterprise è l’accelerazione. Una maggiore velocità di esecuzione, risposta, reazione resa possibile da un approccio sempre più data-driven all’innovazione stessa. La Virtual Enterprise sperimenta e innova basando le proprie scelte e le proprie decisioni sulle analisi predittive e prospettiche alimentate grazie alle grandi quantità di dati generati sia al proprio interno sia dai partner dell’ecosistema. Riuscire a trarre dati e informazioni dalle catene del valore diventa stimolo per la creatività.

3) Agilità

L’agilità è probabilmente una delle caratteristiche oggi essenziali per le imprese che si muovono in scenari e contesti incerti. Per sostenere questa agilità servono flussi di lavoro intelligenti estesi. Gli Intelligent Workflow rappresentano di fatto la spina dorsale delle catene del valore che legano i partecipanti all’ecosistema.
Alla creazione di flussi di lavoro intelligenti contribuiscono tecnologie come automazione, Intelligenza Artificiale, Internet of Things, tutte in grado di generare maggiore efficienza e precisione.

4) Scopo

È importante sottolineare come nella Virtual Enterprise entrino in gioco interessi più ampi che non si limitano alla sola ottimizzazione dei flussi e dei processi. In uno scenario sempre più interconnesso, assume nuova rilevanza l’attenzione all’impatto che l’adozione di determinate scelte o di determinate pratiche ha sugli individui e sul pianeta. Lavorare in logica di ecosistema e insieme agli attori degli ecosistemi aiuta a guardare con una attenzione nuova alle grandi sfide del nostro tempo in materia di clima, salute, sicurezza e uguaglianza, rendendo nel contempo tutti gli attori partecipi di un percorso che guarda (anche) ad obiettivi più alti.

5) Cultura

La Virtual Enterprise introduce anche una nuova cultura del fare e dell’essere impresa. L’impresa virtuale abbraccia i nuovi strumenti e modi di lavorare, facilita l’interazione tra uomo e macchine, sfrutta tutti i canali digitali, promuove un flusso senza soluzione di continuità tra i processi.

Tuttavia, riconosce anche la necessità di costruire nuove forme di leadership e di coinvolgimento, per non trascurare quegli aspetti irrinunciabili di empatia, creatività e senso di appartenenza.

6) Resilienza

L’ultima caratteristica è stata, di fondo, il leitmotiv del periodo pandemico; la resilienza. E per raggiungerla servono la flessibilità e l’agilità promesse dalle architetture cloud ibride. L’impresa virtuale è quindi sostenuta da reti robuste e da una infrastruttura tecnologica sicura, in grado di bilanciare i workload e di integrarsi con il mondo circostante.

La metodologia Garage a supporto della Virtual Enterprise

La portata del cambiamento rappresentata dall’impresa virtuale è significativa e di ampia portata sia nell’organizzazione che l’abbraccia, sia per i suoi partner dell’ecosistema.
Per questo, nella visione di IBM, è importante non perdere il focus sull’obiettivo della strategia e mantenere sempre un allineamento con tutte le parti interessate.
Per questo la metodologia Garage aiuta le imprese a tenere uniti tutte le componenti e tutti gli attori in un percorso di co-creazione, co-esecuzione e collaborazione efficace.

Le sei parole chiave, i sei obiettivi, o forse potremmo anche definirli i sei obiettivi dell’impresa virtuale possono essere conseguiti attraverso un approccio Garage, allineato a un chiaro programma di trasformazione generale.

La metodologia Garage consente infatti di:

1) cogliere le opportunità che risiedono nella progettazione di una piattaforma aziendale che funga da motore di una trasformazione digitale accelerata

2) innovare con un approccio scientifico e data-driven

3) estendere i flussi di lavoro intelligenti grazie a un uso attento delle leve tecnologiche

4) perseguire obiettivi di sostenibilità, allineando strategia d’impresa e valutazioni di impatto e coinvolgendo in modo profondo anche tutti i team

5) coinvolgere i propri dipendenti e collaboratori nella creazione e nell’arricchimento di flussi di lavoro intelligenti, migliorando l’experience complessiva sia all’interno dell’organizzazione, sia all’esterno

6) accelerare i percorsi di cambiamento complessi, grazie all’agilità consentita dall’hybrid cloud.

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Maria Teresa Della Mura
Maria Teresa Della Mura

Giornalista, da trent’anni segue le tematiche dell’innovazione tecnologica applicata ai modelli e ai processi di business.Negli ultimi anni si è avvicinata al mondo dell’Internet of Things e delle sue declinazioni in un mondo sempre più coniugato in logica smart: smart manufacturing, smart city, smart home, smart health.

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