Intervista

IoT, un mercato che si nutre grazie all’interazione con le altre tecnologie

Giovanni Miragliotta, direttore dell’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano, racconta come l’Internet of Things da anni stia viaggiando a tassi di crescita del +30%. Un’opportunità per tutti gli operatori dell’ecosistema digitale

Pubblicato il 18 Ott 2018

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A che punto siamo con l’IoT? La sensazione è che il mondo dell’Internet delle cose abbia ormai definitivamente superato la sua fase teorica e sperimentale, anche se ovviamente c’è ancora moltissimo spazio di crescita per una sua ulteriore diffusione nel prossimo futuro. Ne è convinto Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Italiano sullo Smart Manufacturing, sull’Internet of Things e sul NFC & Mobile Payment della School of management del Politecnico di Milano, che aiuta anche a capire di che cosa stiamo esattamente parlando: «Nella nostra School of management definiamo l’Internet delle cose come un percorso evolutivo delle tecnologie, in base al quale ogni oggetto può acquisire un’identità digitale e connettersi alla rete Internet. Secondo un’altra versione, più limitata e circoscritta, deve essere inteso come la possibilità di predisporre e distribuire dei dispositivi che consentono di acquisire informazioni dal mondo fisico e portarle verso uno strato applicativo. In ogni caso, è chiaro che gli ambiti di applicazione sono sostanzialmente sterminati, dal momento che è ormai difficile pensare a un oggetto che oggi non possa essere connesso alla rete».

In Italia, complessivamente, secondo i dati dell’Osservatorio, il mondo dell’IoT genera un fatturato annuale di circa 3,7 miliardi di euro. Di questi circa un miliardo è stato appannaggio dello smart metering gas, un dato che è però stato influenzato dalla massiccia campagna di installazione di questi dispositivi nel 2017. Ci sono però tantissimi altri macro ambiti pronti a fare definitivamente il salto di qualità: tra questi c’è il mondo delle smart car, lo smart building e la smart home, l’Industria 4.0, la logistica ecc. Tanto che le prospettive per il futuro sono estremamente positive: «Il nostro Osservatorio non fa delle stime per il futuro, ma il trend che osserviamo è quello di un settore che cresce con un +30% stabile da alcuni anni. Alcuni macro comparti dell’IoT crescono più o meno degli altri ma, in ogni caso, stiamo parlando di valori di crescita assolutamente sconosciuti al resto del mercato Ict, al di là del fenomeno cloud ».

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Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Italiano sullo Smart Manufacturing, sull’Internet of Things e sul NFC & Mobile Payment della School of management del Politecnico di Milano,

L’Internet of things, proprio per le sue peculiari caratteristiche, non è però una tecnologia che possa vivere di vita propria, ma deve per forza interagire con tutte le altre alla base del mondo digitale, come spiega Miragliotta: «L’IoT, in buona sostanza, è una sorta di “strato” dedicato a colmare il gap esistente tra mondo fisico e digitale, acquisendo i dati che arrivano dalla realtà. Ma, una volta effettuata questa operazione, il compito dell’IoT finisce. Cosa fare di questi dati è demandato ai software e programmi che si occupano della attività di analisi. C’è poi una seconda tecnologia con cui l’IoT va sempre più a braccetto, ossia il cloud, anche perché oggi per l’IoT si realizzano sempre più soluzioni multivendor, dove i dati raccolti sono virtualizzati e gestiti da piattaforme che risiedono sulla nuvola. Un terzo protagonista da citare è l’Intelligenza artificiale: la mole di dati che viene prodotta dall’Internet delle cose è straordinariamente grande e meno adatta al trattamento con metodi manuali e può essere risolta soltanto con i sistemi di apprendimento automatici tipici della AI. La quarta tecnologia, con una diffusione in realtà ancora piuttosto debole, è la Blockchain, in quanto alcune applicazioni IoT potrebbero beneficiare dell’esistenza di un sistema capace di certificare in maniera incontrovertibile la provenienza dei dati».

Proprio questa preziosa contaminazione con le altre tecnologie spiega perché quasi tutti i protagonisti dell’ecosistema digitale stiano affrontando la partita dell’IoT: «In questa fase sta particolarmente crescendo il peso della parte piattaforma, perché grazie anche agli sviluppi tecnologici, è sempre più possibile appoggiarsi a dei servizi di piattaforma, per facilitare, rendere veloce e performante lo sviluppo dei software che si nutrono dei dati prodotti dai dispositivi IoT. Sebbene si tratti ancora di un mercato tutto sommato piccolo rispetto al complessivo del mercato cloud, c’è già molta battaglia tra gli operatori rispetto alle piattaforme dedicate all’Internet delle cose».

Sotto i riflettori, naturalmente è anche da tempo l’Industria 4.0, ovvero l’applicazione dell’Internet of Things all’interno delle realtà industriali. Una rivoluzione che, secondo Miragliotta, ha già preso decisamente piede in Italia: «È evidente che le micro e piccole imprese difficilmente potranno avere la capacità manageriale, le risorse e le competenze per affrontare un fenomeno come l’Industria 4.0. Guardando invece al segmento delle aziende medio-grandi, già oggi quasi la metà di loro ha fatto qualcosa in tal senso, lavorando per l’introduzione di tecnologie specifiche dell’Industria 4.0, grazie anche agli incentivi del Piano nazionale. Certo, c’è una coda lunga di piccole imprese che, come ha avuto difficoltà a interpretare la rivoluzione di Internet, deve ancora fare la tara con l’Internet delle cose e la quarta rivoluzione industriale».

Perché l’Industry 4.0 diventi realtà è necessario che i dati eterogenei generati dai dispositivi industriali siano raccolti e inviati secondo protocolli omogenei e standardizzati. «Nell’IoT si sono fatti moltissimi passi in avanti sul tema dell’interoperabilità e degli standard comuni, grazie anche al lavoro di alcuni consorzi. Quello che abbiamo notato in una nostra indagine del 2017 è che per le funzionalità base ormai esistono standard capaci di coprire tutte le necessità». Il punto debole dell’IoT è forse ancora rappresentato dall’aspetto sicurezza: «Spesso le problematiche di sicurezza sono proprio indotte dall’avvento stesso dell’IoT. Basti pensare alla fabbrica, che prima era un sistema sostanzialmente chiuso e che ora invece, con la connessione a Internet, lascia delle porte a disposizione dei potenziali aggressori. Non è poi facile accorgersi di quello che sta succedendo all’interno di un frigorifero o di un router, non è proprio come proteggere un classico endpoint. Nell’IoT, insomma, ci sarà bisogno di grande attenzione al tema della sicurezza», conclude Miragliotta.

Di Internet of Things si parlerà in maniera approfondita nel corso di Tech Companies Lab, l’evento dell’anno per il canale Ict, in programma a Milano il 22 novembre. Per ulteriori approfondimenti occorre andare su questa pagina. 

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