L’evento

IBM Think: lease e impresa4.0, cosa cambia per le aziende (anche grazie alla nuova normativa)

Se ne è discusso durante una sessione di workshop di “Think Milano”, l’evento organizzato da Ibm rivolto a partner e esperti del settore IT. Sul tavolo i temi riguardanti la digitalizzazione delle imprese, ma anche l‘introduzione della IFRS16, la nuova normativa europea in materia di lease. Ecco cosa è emerso

Pubblicato il 19 Giu 2018

Think MIlano

Il mercato del lease in Italia è in continua crescita. Tanto che nel 2017, secondo i dati di Assilea (Associazione Italiana leasing), il comparto ha subìto un incremento del 13% in volumi, mentre un +10% è stato rilevato nel campo dei contratti stipulati. Una spinta significativa alla crescita del settore, è arrivata dagli incentivi del piano Impresa 4.0, varato dal ministero dello Sviluppo Economico (Mise). Ma anche la nuova normativa in materia, denominata IFRS16 (in vigore da gennaio 2019, ma già applicata ad alcuni casi specifici), che ridefinisce la scrittura in bilancio dell’attività di lease per le aziende, ha giocato un ruolo importante nella definizione dei trend di crescita. Sono questi i temi affrontati lo scorso 12 giugno, durante il workshop dal titolo Lease e impresa 4.0”, nell’ambito dell’evento “Think Milano” organizzato da Ibm dal 5 al 12 giugno 2018.

L’evoluzione del mercato del lease in Italia

In un mercato in continua evoluzione, Impresa 4.0 non rappresenta solo una rivoluzione tecnologica, ma un vero e proprio cambio culturale rivolto a quelle aziende che hanno voglia di crescere, innovare e restare competitive. In questo contesto dinamico vanno inseriti i numeri, positivi dicevamo, del mercato del leasing. Che lo scorso anno, in Italia, ha fatto registrare un aumento del 15,5% per quanto riguarda il leasing finanziario, e addirittura del 34,8% per quello operativo.«Si tratta di un settore in profonda trasformazione». Ha spiegato Gianluca De Candia, direttore generale di Assilea, durante il suo intervento. «Il valore del mercato europeo supera i 320 miliardi di euro e l’Italia gioca un ruolo rilevante in questa partita. Si posiziona, infatti, al quarto posto come valore generato (dopo Germania, Francia e Regno Unito, ndr), oltre ad essere quello che è cresciuto di più in assoluto lo scorso anno. I primi dati rilevati nel 2018, inoltre, mostrano come il leasing si stia spostando sempre di più verso l’ambito ‘operativo’».

È ipotizzabile pensare che a incentivare la crescita del leasing operativo abbiano contribuito anche le numerose agevolazioni legate al piano impresa 4.0, come ha sottolineato lo stesso Candia: «Il piano impresa 4.0 rappresenta un’occasione di crescita per le imprese. Mai come in questo periodo ci sono misure di sostegno agli investimenti per le imprese in questa direzione: super ammortamento, iperammortamento, legge sabatini, credito d’imposta per investimenti in startup, fondo di garanzia per le pmi sono alcune delle più importanti agevolazioni che vanno in questa direzione». Anche se la vera novità, continua De Candia, è che queste iniziative ora «sono cumulabili».

«Inoltre secondo una ricerca Assilea, risulta che il leasing ha coperto oltre l’80% delle richieste delle imprese, di cui quelle 4.0 sono il 70%». Le regioni più attive sono quelle del centro nord, dove si è concentrato il 95% degli investimenti in tecnologie per digitalizzare la manifattura. Il 70% di questi investimenti è frutto dell’azione di tre sole regioni (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna). «Anche le aziende si stanno spostando verso un modello pay per use». Ha concluso De Candia.

Come cambia il lease con l’introduzione della IFRS16

Non meno rilevante è il ruolo interpretato da nuovo ambito regolatorio. Dal 1 gennaio 2019, infatti, entrerà in vigore la normativa IFRS16, che avrà l’obiettivo di risolvere principalmente due tipologie di problematiche:

1) far emergere dai bilanci “l’indebitamento” nascosto implicito nei contratti di leasing operativo;

2) superare la distinzione tra leasing finanziario e leasing operativo. Per questo a partire da gennaio 2016 lo IASB (International Accounting Standard Board) ha pubblicato il nuovo principio contabile IFRS16. In sintesi, grazie a questa normativa, tutti i contratti di leasing verranno contabilizzati in un unico modo nel bilancio dei locatari. Per definire l’ambito di applicazione della norma, occorre specificare che un contratto è o contiene un lease se ‘trasferisce il diritto di controllare l’uso di un bene identificato per un periodo di tempo dietro pagamento di un corrispettivo’.

«Con l’introduzione della IFRS16 di fatto viene regolamentato il modello di business basato sul servizio». Ha spiegato Marco Viola, Presidente della Commissione Tax & Accounting di Leaseurope . Sebbene la differenza tra servizio e lease viene ancor più definita: nel leasing è il cliente che controlla l’uso del bene, mentre nel servizio è il fornitore. «Va sottolineato che nel 2018 c’è stato un significativo aumento del leasing operativo, che ora si sta diffondendo anche tra i privati. Cosa cambia nel concreto? Che con l’introduzione di questa nuova normativa i beni diventano fasci di diritti. E viene annullata l’eccessiva discrezionalità che in passato vigeva su distinzione tra leasing finanziario e operativo».

Dal punta di vista contrattuale, la nuova normativa si applicherà a «tutte le forme tecniche di locazione, leasing e noleggio a prescindere dalla natura finanziaria o commerciale», ha continuato Viola. Nello specifico, per citare qualche esempio, parliamo di ‘leasing operativi su beni strumentali’, ‘leasing operativi su beni operativi con vr garantito’, ‘noleggi/locazioni su beni strumentali’.

Il caso azienda: SILC alle prese con lease e impresa4.o

Chi ha fatto del leasing una leva per la trasformazione digitale è SILC (Società Italiana Lavorazione Cellulosa). È un’ impresa che si caratterizza per una forte vocazione all’innovazione digitale unita a una altrettanto forte propensione a misurare e verificare i risultati delle proprie scelte. Questa doppia peculiarità ha permesso all’azienda di far crescere da una parte un’azione alla gestione in rete e alla “connessione” dei propri sistemi di produzione, anticipando i tempi rispetto alle logiche dell’Industria 4.0, dall’altra ha visto lo sviluppo di una cultura del dato, profonda e radicata, che ha permesso di lavorare attivamente allo sviluppo di logiche predittive.

A raccontare il percorso di digital transformation di SILC è stato l’amministratore delegato Cesare Battaglia. «La nostra azienda produce beni di consumo – ha spiegato Battaglia – che vengono distribuiti attraverso 6 divisioni. Da oltre 40 anni siamo abituati a lavorare con le multinazionali, che ci hanno portato a trovare spazi e modelli di business in grado di farci stare sul mercato senza invadere il campo d’azione dei giganti del settore. Abbiamo sempre utilizzato la tecnologia per gestire il nostro, negli anni i sistemi informativi ci hanno permesso di creare degli standard e dare la possibilità al personale di formarsi continuamente.

Per fare qualche esempio di come la tecnologia impatta sul nostro lavoro, da qualche anno abbiamo creato un database in grado di mappare tutte le cause di arresto dei macchinari. Inoltre abbiamo introdotto dei modelli statistici, al termine di ogni sessione produttiva. Nel 2002 infine è stato introdotto il sistema di connessione degli impianti, con un host che andava direttamente sui plc. Mentre l’intervento dei big data è servito a classificare i clienti dell’azienda, e gestire i crediti. Per quanto riguarda Ibm, il nostro rapporto va avanti da oltre 30 anni e come azienda abbiamo da sempre usufruito dei vantaggi del leasing.

Impresa4.0, un cambiamento tecnologico e culturale per le aziende

In conclusione l’intervento di Giuseppe Cerrone, AD di IBM Italia Servizi Finanziari e di IBM Capital Italia, ha evidenziato come il concetto di Impresa 4.0 porti le aziende a concentrarsi su un cambiamento sia tecnologico che culturale. Mentre con l’avvento della nuova normativa (IFRS16) si rimodula la distribuzione dei costi operativi: «Cosa cambia con questo tipo di innovazione? Che i consti operativi si spostano fuori dal data center. Oggi c’è la necessità di costruire un’offerta articolata, che guardi soprattutto al mondo del mobile. Mentre in ambito Crm il cloud può essere la tecnologia che in grado di migliorare la customer satisfaction. In altre parole servono nuovi modelli di fruizione dell’IT in azienda, dove i progetti diventano una collezione di più componenti».

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