Supply Chain

Se le abitudini di acquisto cambiano, anche le supply chain devono cambiare

Il cambiamento delle abitudini di acquisto online e in negozio plasmerà le supply chain del retail che devono essere pronte a fornire ai consumatori i prodotti che desiderano nel modo più efficiente possibile. L’Intelligenza artificiale e il machine learning  possono svolgere un ruolo importante nell’anticipare la domanda e nell’identificare e risolvere i problemi ad un livello più granulare

Pubblicato il 23 Mag 2020

Claudia Costa

sostenibilità

Le abitudini di acquisto dei consumatori durante la pandemia COVID-19 sono cambiate. Ecco la principale evidenza della nuova ricerca condotta da Blue Yonder che ha coinvolto più di 6.000 consumatori europei e oltre 1.000 consumatori statunitensi nei mesi di marzo e aprile 2020. In entrambi i continenti è emerso come, a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, il settore della vendita al dettaglio di generi alimentari è stato letteralmente inondato dagli ordini online. Questo ha generato pesanti ripercussioni sul servizio offerto dai grocer, in particolare in ambito di ritardi e disponibilità dei servizi di consegna. La disponibilità delle scorte è stata una delle principali sfide che i retailer si sono trovati ad affrontare durante l’emergenza sanitaria.

L’aumento degli acquisti online richiede il giusto assortimento

Negli Stati Uniti, quasi tre quarti (74%) dei consumatori intervistati nel mese di aprile hanno effettuato un maggior numero di acquisti online in risposta al COVID-19 (+57% rispetto al mese di marzo); gli oltre due terzi (69%) hanno continuato ad acquistare generi alimentari in negozio. Tra i consumatori statunitensi che hanno usufruito della consegna a domicilio di generi alimentari, più della metà (54%) ha dichiarato che ci sono stati ritardi, e il 28% ha affermato che la consegna ha subito oltre tre giorni di ritardo.

In Europa, quasi due terzi (63%) degli acquirenti che stanno spendendo di più online per la spesa quotidiana affermano che continueranno a farlo anche una volta che la crisi sarà superata. Lo shopping in negozio continuerà a svolgere un ruolo importante anche dopo l’emergenza, ma il 19% degli intervistati (il 23% in Italia) ha dichiarato che probabilmente visiterà i negozi di alimentari e largo consumo meno di quanto facesse prima, un dato che sale al 27% (34% in Italia) per le altre tipologie di negozi.

“È chiaro che il comportamento di acquisto online e in negozio cambierà a seguito della pandemia COVID-19”, ha affermato Wayne Snyder, vice president, retail strategy EMEA, Blue Yonder secondo cui “Da un lato, molti retailer dovranno incrementare le operazioni di fulfilment online per soddisfare la crescente domanda e le aspettative dei clienti. Dall’altro, dovranno considerare per il futuro processi adeguati a reagire rapidamente, ma in modo efficiente, alle mutevoli esigenze della domanda per servizi e attività online e offline.”

Prima era il prezzo, ora è la disponibilità dei prodotti che conta

Negli USA, quasi nove consumatori su dieci (87%) si sono confrontati con la mancata disponibilità di prodotti. Tre quarti (75%) hanno dichiarato di essere più propensi ad acquistare lo stesso prodotto da un rivenditore diverso nel caso fosse esaurito presso quello abituale, mentre il 78% ha preferito comprare un prodotto di un’altra marca presso lo stesso retailer, se quello del brand desiderato era esaurito. Lo stesso fenomeno si verifica in Europa, in cui il 38% degli acquirenti ha dichiarato che, rispetto all’inizio della crisi COVID-19, capita più spesso che i loro articoli e brand preferiti siano esauriti presso la GDO.

Per quanto riguarda gli indicatori che portano all’acquisto, prima della crisi erano prioritari: prezzo (72%),  gamma di prodotti (54%) e disponibilità di stock (48%). I dati equivalenti per l’Italia: prezzo (76%), disponibilità delle scorte (57%) e gamma dei prodotti (55%). Ora invece, la disponibilità dei prodotti è balzata al primo posto (58%), seguita da prezzo (56%) e gamma di prodotti (39%). Anche in Italia si colloca al primo posto la disponibilità dei prodotti (64%), seguita da prezzo (60%) e dalla prossimità del negozio (42%).

“I modelli di acquisto stanno cambiando, e stiamo assistendo a una rinascita della grande spesa settimanale. È chiaro che i consumatori sono disposti a scendere a compromessi sul prodotto e sul prezzo, a condizione che gli articoli di cui hanno bisogno siano disponibili. I retailer devono pensare all’effetto che questo cambiamento di comportamento avrà e adeguare di conseguenza gli assortimenti dei prodotti, per esempio trovando il giusto bilanciamento tra fresco e prodotti a lunga conservazione”, ha aggiunto JoAnn Martin, vice president, retail industry strategist, Blue Yonder.

Con il Covid-19, aumenta la spesa per i generi alimentari

Da quando sono state messe in atto le misure per combattere il COVID-19, quasi la metà (47%) dei consumatori europei spende di più per i generi alimentari; oltre un terzo (35%) che ha dichiarato di aver aumentato gli acquisti di generi alimentari online. In Italia il 44% degli intervistati ha dichiarato di aver aumentato gli acquisti online di generi alimentari, e il 40% quelli online di generi non alimentari.

Il COVID-19 avrà chiaramente un impatto a lungo termine sulle modalità di acquisto di prodotti non alimentari. In Europa, più della metà (58%) dei consumatori ha ridotto le spese di abbigliamento da quanto sono state messe in atto le restrizioni (il 77% in Italia, il 68% in Francia, il 57% in UK, il 48% in Svezia e il 39% in Germania). C’è stata una tendenza simile per i settori fai da te ed elettronica, che hanno registrato una diminuzione della spesa rispettivamente da parte del 40% e 45% (il 48% e 61% in Italia). Il settore sanitario ha invertito il trend, con il 23% degli acquirenti che ha speso di più durante questo periodo (contro una media del 17%, in Italia 26% ).

“La preoccupazione costante per i retailer è il rischio che gli acquirenti spendano meno o non visitino i negozi con la stessa frequenza. Per avere successo, le supply chain dei retailer devono essere pronte a fornire ai consumatori i prodotti che desiderano, online o in negozio, nel modo più efficiente possibile” spiega Snyder secondo cui per affrontare la situazione, occorre migliorare le capacità di previsione e ampliare la visibilità delle supply chain rispetto al passato. In questo senso, Intelligenza artificiale e machine learning  possono svolgere un ruolo importante non solo nell’aiutare i rivenditori ad anticipare la domanda, ma anche nell’identificare e risolvere i problemi a un livello più granulare.

Immagine fornita da Shutterstock.

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