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Economia circolare: opportunità e sfide per trasformare il Business e la Supply Chain

Appuntamento al prossimo 27 Gennaio 2020 alle ore 11:30 con il Webinar del Laboratorio RISE con la partecipazione di Nicola Saccani, Professore Associato, Laboratorio RISE Università degli Studi di Brescia, Maurizio Fusato, Direttore di Stabilimento presso Feralpi Siderurgica S.p.A., Niccolò Cipriani, CEO & Founder at Rifò e Gianmarco Bressanelli, Ricercatore, Laboratorio RISE Università degli Studi di Brescia

Pubblicato il 12 Gen 2021

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Secondo uno studio delle Nazioni Unite, abbiamo solamente 12 anni di tempo per contrastare il fenomeno del cambiamento climatico, ripensando i modelli di produzione e di consumo per tenere conto del concetto di limite finito delle risorse naturali. L’Italia sta definendo in questi giorni come stanziare le risorse previste dal Recovery Fund in un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da oltre 200 miliardi, nel quale la componente green giocherà un ruolo fondamentale.

In questo contesto, l’introduzione di modelli di Economia Circolare nelle aziende e nelle supply chain rappresenta forse l’alternativa più promettente per intraprendere uno sviluppo sostenibile.

  • Ma in che modo le aziende e le filiere possono approcciare con successo questo nuovo paradigma?
  • Quali sono le principali opportunità e sfide?
  • E da dove si può partire ad implementare l’Economia Circolare nella propria azienda?

Se vuoi saperne di più, segui il prossimo Webinar del Laboratorio RISE “Economia Circolare: Opportunità e Sfide per trasformare il business e la supply chain”, in programma Mercoledì 27 Gennaio 2020 alle ore 11:00 con la partecipazione di:

  • Nicola Saccani, Professore Associato, Laboratorio RISE Università degli Studi di Brescia
  • Maurizio Fusato, Direttore di Stabilimento presso Feralpi Siderurgica S.p.A.
  • Niccolò Cipriani, CEO & Founder at Rifò
  • Gianmarco Bressanelli, Ricercatore, Laboratorio RISE Università degli Studi di Brescia

Il Webinar è pensato per imprenditori e manager interessati a comprendere come l’Economia Circolare possa innovare il modo di fare business. È particolarmente adatto per imprenditori, manager apicali, prime linee e quadri nelle aree di Innovazione, R&D, Operations ed Acquisti.

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Verrà inoltre presentato l’innovativo metodo di assessment della prontezza all’Economia Circolare per le aziende manifatturiere, sviluppato da RISE in collaborazione con IQ Consulting.

Economia circolare: come disaccoppiare la crescita economica dal consumo di risorse

L’Economia Circolare è un paradigma economico che integra la sostenibilità ambientale e sociale all’interno della strategia aziendale. Si basa sul principio di disaccoppiare la crescita economica dal consumo di risorse e dalla generazione dei rifiuti, basandosi sui principi di Riduzione degli sprechi di energia e materiali, Riutilizzo dei prodotti, Rigenerazione dei componenti e Riciclaggio dei materiali. In termini pratici, si tratta di adottare tutta una serie di strategie volte a:

  • prolungare la vita utile dei prodotti finiti, attraverso l’erogazione di servizi di assistenza, riparazione e manutenzione;
  • massimizzarne l’utilizzo, mediante la fornitura di servizi avanzati (come sharing, pay per use);
  • recupere il valore di prodotti, componenti e materiali a fine vita, mediante la raccolta a fine uso dei prodotti finiti, il ricondizionamento, il disassemblaggio in singoli componenti ed il riciclaggio dei materiali

In sostanza, le aziende e le filiere manifatturiere sono chiamata a riprogettare prodotti, processi, modelli di business e supply chain nel segno della circolarità dell’economia.

Riprogettare i prodotti significa adottare logiche di durabilità, standardizzazione e modularità all’interno del design dei prodotti, oltre a promuovere l’adozione di nuovi materiali green e bio-compatibili.

Riconvertire i processi produttivi significa riprendere le logiche della lean production ma convertirle con un focus ambientale per ridurre gli scarti di produzione, sostituire tecnologie e materiali con alternative meno impattanti, adottare misure di efficientamento energetico e meccanismi di scambio di sottoprodotti all’interno di sistemi di simbiosi industriale.

Ripensare i modelli di business significa valutare il passaggio da logiche tradizionali di compravendite a modelli alternativi di utilizzo (come lo sharing, il pay-per-use) in grado di massimizzare l’utilizzo (e il ri-utilizzo) dei prodotti.

Riconfigurare le supply chain significa attuare meccanismi di reverse logistics in grado di raccogliere i prodotti arrivati a fine vita, oltre che sperimentare nuove forme di collaborazione con tutti gli attori di un’ecosistema Circolare (da costruire!).

Circular economy: Opportunità da cogliere…

Ciò che caratterizza la circular economy è la possibilità di creare un vantaggio competitivo dal punto di vista economico, grazie alla possibilità di generare e di sfruttare nuove di opportunità di business. Da un punto di vista macroeconomico, a livello Europeo si stima un risparmio di costo sui materiali fino a 630 miliardi di euro l’anno per i beni di consumo durevole, e fino a 700 miliardi di dollari l’anno nel caso di settori di tipo food, beverages, textiles, packaging. L’Unione Europea ha inoltre prospettato un risparmio annuo pari a 600 milioni di euro attraverso pratiche di prevenzione, di eco-design e di riutilizzo, pari ad un aumento percentuale del PIL europeo intorno al 3,9%. Da un punto di vista microeconomico, l’implementazione di un sistema di Economia Circolare può portare a risparmi sui costi di approvvigionamento delle risorse, ad una minore esposizione al rischio legato alla volatilità dei prezzi delle materie prime, ad una minore esposizione alle interruzioni di fornitura (tema molto delicato, come emerso nel pieno della pandemia COVID19 dello scorso anno), ad un miglioramento del margine e dell’immagine aziendale. Ad esempio, l’introduzione di un meccanismo (ormai consolidato) da parte di Renault per il disassemblaggio e riassemblaggio di componenti automotive (quali pompe d’iniezione, trasmissioni, compressori e, dal 2017, batterie elettriche) all’interno del plant di Choisy-Le-Roy ha comportato un risparmio sui costi di acquisto dei materiali del 30-50%, oltre alla creazione di nuove opportunità di ricavi e alla generazione di posti di lavoro.

Numerose sfide devono però essere affrontate (ne parliamo in maniera estensiva in questo articolo scientifico). Implementare l’Economia Circolare nelle aziende e nelle filiere comporta sicuramente investimenti e maggiori costi iniziali, oltre al rischio di addentrarsi in nuovi territori (come nuovi modelli di business, in larga parte tutt’ora inesplorati), che rischiano di comprometterne la fattibilità economica e finanziaria, almeno e sicuramente nel breve periodo. Ci sono poi ostacoli strettamente connessi al mercato: offrire una gamma di prodotti circolari rischia di cannibalizzare l’offerta di prodotti esistenti, riducendone i volumi di vendita. Anche le caratteristiche dei prodotti rappresentano spesso una sfida da superare: ad esempio, prodotti progettati per durare a lungo non sono in grado di rispondere ai cambiamenti della moda (particolarmente rilevante nel settore fashion). C’è poi un tema di regolamentazione, che molto spesso invece di supportare modelli di Economia Circolare ne ostacola introduzione e diffusione – alzi la mano chi non ha avuto difficoltà nell’affrontare i decreti End-of-Waste negli ultimi anni. Vi sono poi tutta una serie di sfide di natura tecnologica legate ai processi di recupero: nonostante l’obiettivo dichiarato sia zero rifiuti, i processi di recupero hanno delle inefficienze intrinseche che non permettono di recuperare il 100% dei materiali originari (si pensi al riciclo meccanico della plastica, ma anche a molti altri materiali come il vetro, la carta e il cartone, etc.). Vi sono poi tutta una seria di ostacoli comportamentali, che riguardano la percezione, il coinvolgimento e l’accettazione da parte degli utenti di prodotti circolari: molto spesso prodotti circolari derivanti da materie prime seconde vengono percepiti di qualità inferiore rispetto a prodotti nuovi, per cui diventa difficile anche offrirli ad un prezzo superiore. Rimangono infine tutta una serie di sfide legate alla gestione della supply chain: recuperare i prodotti a fine vita non è semplice, e comporta incertezze legate ai volumi, alla qualità e alle tempistiche di recupero, oltre alla difficoltà di trovare partner appropriati da inserire all’interno di un ecosistema Circolare (tutto da progettare!) con adeguate competenze.

Imprese e filiere manifatturiere: da dove partire?

Ora che speriamo sia un po’ più chiaro in che modo le aziende e le filiere possono implementare il paradigma dell’Economia Circolare, quali sono le principali opportunità e quali invece le principali sfide, non resta che da chiedersi da dove un’impresa manifatturiera può partire per iniziare un percorso di Economia Circolare.

Il punto di partenza riguarda la misurazione del proprio livello di “Prontezza” all’Economia Circolare. All’interno del Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia abbiamo messo a punto un innovativo metodo di assessment della prontezza all’Economia Circolare per le aziende manifatturiere, sviluppato in collaborazione con IQ Consulting (Figura 1).

Nello specifico, il metodo comprende la valutazione delle seguenti aree aziendali:

  1. Struttura del Prodotto, che mira a valutare la circolarità di un’azienda nella primissima fase del ciclo di vita di un prodotto, valutando l’utilizzo di materie prime seconde, la presenza di certificazioni ambientale dei prodotti, il grado di progettazione circolare di un prodotto;
  2. Processi Produttivi, che mira a valutare la circolarità durante le fasi di produzione, valutando l’incidenza degli sfridi e degli scarti di produzione, la presenza di sistemi di monitoraggio dei consumi, l’utilizzo di energia derivante da fonti rinnovabili; la presenza di un sistema di gestione ambientale.
  3. Modello di Business, che mira a valutare la modalità con cui i prodotti vengono offerti, valutando l’offerta di una linea di prodotti usati o rigenerati, la presenza di sistemi product-as-a-service come il leasing, il pay-per-use o lo sharing.
  4. Supply Chain; che mira a valutare la circolarità nelle fasi di approvvigionamento e distribuzione, valutando i criteri di selezione dei propri fornitori, la tipologia di materiali utilizzata per il packaging, l’eventuale ottimizzazione della rete distributiva ed i criteri di scelta dei mezzi di trasporto
  5. Logistica Inversa, Rigenerazione e Fine Vita, che mira a valutare la circolarità nelle fasi di recupero e rigenerazione dei prodotti, valutando la presenza di una struttura di reverse logistics, la presenza di attività volte a rigenerare il prodotto e, più in generale, al suo smaltimento.
  6. Cultura e Buone Prassi Aziendali, che mira ad analizzare l’approccio aziendale adottato nei confronti dei temi della sostenibilità ambientale, con particolare riferimento alle buone prassi, alla riduzione della plastica ed alla comunicazione.

Il metodo assegna un punteggio Prontezza Circolare ad ogni area che, abbinato all’impatto ambientale (ottenibile attraverso un’analisi LCA), permette di identificare le priorità di azione da inserire all’interno di un piano di implementazione all’Economia Circolare.

Sei un’azienda manifatturiera interessata a provare lo strumento di misurazione del proprio livello di “Prontezza” all’Economia Circolare? Contatta l’Ing. Gianmarco Bressanelli all’indirizzo g.bressanelli002@unibs.it

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