Innovazione industriale

L’ergonomia industriale alla base della fabbrica moderna

All’interno degli stabilimenti produttivi più avanzati regna il concetto di ergonomia, un nuovo approccio uomo-centrico per una migliore organizzazione e il benessere dei lavoratori

Pubblicato il 27 Ago 2020

servitizzazione

Quando parliamo di “bellezza in fabbrica” non ci riferiamo solo all’aspetto estetico, a quello che vedono gli occhi, quanto a tutti quegli elementi più profondi che definiscono il modo in cui lavoratori e manager collaborano per assicurare nel tempo sostenibilità economica, sociale, ambientale – entriamo, quindi, nel cuore della fabbrica. Si parla quindi di ergonomia industriale.

Non è un caso se, oggi, la fabbrica bella, riformista, per usare un termine di Antonio Calabrò (nel suo, libro “L’impresa riformista”, riflette sul fatto che, in un momento di crisi tra democrazie liberali e cultura di mercato, lo scopo della fabbrica non può essere solo il profitto) si costruisce sì sui contenuti, ovvero competenze, processi, organizzazione, tecnologie – sempre più presenti –, ma anche, soprattutto, sulle relazioni, tra persone, relative competenze e sistemi.

La fabbrica diventa, quindi, un vero e proprio soggetto politico attivo, una comunità con le proprie logiche, strategie e, a monte, obiettivi e visione comuni e condivisi, che guidano le attività quotidiane di ogni singolo membro del team, in sinergia l’uno con l’altro.

Relazione vuol dire fiducia, e non può esistere collaborazione (tra tutti i livelli) senza di essa.

Fiducia ed ergonomia industriale

Come si genera la fiducia? Con un elemento chiave, all’interno della comunità della fabbrica: l’ergonomia industriale. Il punto di incontro e integrazione di: ergonomia, che contribuisce alla progettazione e alla valutazione di attività, lavori, prodotti, ambienti e sistemi, in modo da renderli compatibili con bisogni, abilità e limiti delle persone (progettazione sistemi e metodi di lavoro che non generino carichi eccessivi di fatica); analisi lavoro, ovvero la progettazione della sequenza di attività per produrre un determinato prodotto (progettazione cicli di lavoro e bilanciamento linee di montaggio); miglioramento continuo, generato da idee e proposte che arrivano da tutta la fabbrica, anche, principalmente, dal livello più basso, in cui si trova la maggior parte delle risorse che ogni giorno si confronta con problematiche e necessità e può contribuire al raggiungimento dell’obiettivo comune (l’obiettivo è il miglioramento dell’efficienza e della produttività).

Unire ergonomia e analisi lavoro significa agire bene fin dalle prime fasi del processo produttivo: applicare fin da subito principi ergonomici, a livello sia fisico che psichico, alle linee, ovvero compiere azioni preventive, comporta non solo strutturare postazioni ex novo che non mettano a rischio la salute del lavoratore, ma anche, dal punto di vista economico, un importante diminuzione di costi per l’azienda, rispetto a interventi correttivi, su processi già definiti.

Tutto questo, inserito nella visione comune di un percorso continuo di crescita e miglioramento, a cui tutti collaborano, dall’operaio al team leader al manager, ergonomi, ingegneri e progettisti industriali.

EAWS per migliorare la salute dei lavoratori

EAWS, acronimo di Ergonomic Assessment Work-Sheet, rappresenta un esempio concreto dell’approccio innovativo di Fondazione Ergo all’ergonomia industriale, nonché la risposta al cambiamento di visione delle imprese, più attente, oggi, alla fase progettuale dei processi produttivi. EAWS è il sistema complessivo di valutazione del carico biomeccanico (complessivo in quanto analizza tutte le tipologie di rischio generabili durante un’attività lavorativa) derivante dalle posture del corpo, dalle forze esercitate, dalla movimentazione carichi e dalle azioni ad alta frequenza (movimenti ripetuti arti superiori).

Metodo sviluppato da un team di esperti internazionale, in costante aggiornamento e basato sui principi dell’ergonomia preventiva, è diffuso nel mondo, in aziende di diversi settori (automotive, elettrodomestico, macchinari, tessile, aerospace) – solo in Italia, viene utilizzato ogni giorno da oltre 100mila lavoratori.

In generale, nel mondo automotive, in aziende come FCA, Ford, Volkswagen, l’ergonomia, che fin dalle sue origini ha posto sempre al centro della sua attenzione l’uomo, è diventata negli ultimi anni uno degli strumenti fondamentali per la costruzione di una fabbrica senza fatica, migliorando le condizioni e gli ambienti di lavoro e superando il modello classico fordista incentrato sull’operaio-massa, abbandonando, così, quell’idea buia e sporca della fabbrica del Novecento e portando vantaggi sul fronte sia della produttività sia della qualità del prodotto.

Alcuni esempi di ergonomia industriale in Italia

Melfi, Mirafiori, Pomigliano, sono stabilimenti FCA che possono essere esempi concreti dell’approccio all’ergonomia che, con gli anni, è stato diffuso in tutto il gruppo, basato sulla prevenzione (più che sulla correzione) e sul concetto di produzione “human centered”, ovvero uomo-centrica.

Alla fabbrica di Melfi spetta il primato dell’introduzione di ergo-UAS, metodo ergonomico risultato dell’integrazione di EAWS con il sistema MTM (Methods-Time Measurement, per la misurazione del lavoro). Per valutare il cambiamento di percezione della fatica dei lavoratori, è sufficiente un dato: il 64% degli operatori intervistati (ricerca FIM-CISL – “Le persone e la fabbrica. Una ricerca sugli operai Fiat Chrysler in Italia) in merito ne ha riconosciuto una effettiva diminuzione, grazie a postazioni di lavoro più semplici e meno sovraccarichi fisici, in aggiunta a un maggiore ordine, pulizia e sicurezza.

Chi entra in uno stabilimento FCA viene accolto, subito dopo il cancello d’ingresso, da un gigantesco totem elettronico dove è illuminato un solo dato: quanti giorni sono passati dall’ultimo incidente grave accaduto nella fabbrica. È un segnale importante, non solo per l’attenzione che manifesta verso la salute dei lavoratori. Quel totem è, in realtà, un manifesto “culturale”: indica che la fabbrica tiene e investe sulle “sue” persone e sul lavoro che svolgono quotidianamente.

Il totem è un po’ il biglietto da visita del processo di trasformazione del lavoro che negli anni scorsi ha caratterizzato le fabbriche del gruppo FCA. Un processo che poggia le sue basi proprio sull’ergonomia.

Conclusioni

L’ergonomia genera fiducia e la fiducia genera ergonomia. Formare una squadra in cui ci sia trasparenza reciproca, il lavoro sia distribuito in modo equo, i lavoratori siano autonomi, responsabili e coinvolti nei processi di cambiamento, anzi, ricoprano un ruolo attivo in questo, proponendo soluzioni, migliorie, opportunità, non potrà che condurre all’impegno comune verso la crescita aziendale, in cui salute e benessere organizzativo la fanno da padrone.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

N
Giulia Nicora

Articoli correlati