IBM Point of View

IBM e gli Hyperscaler: è nella collaborazione che si gioca la partita dell’hybrid cloud

Il valore che la collaborazione tra IBM e i principali hyperscaler internazionali rappresenta nei percorsi di migrazione ai nuovi scenari hybrid cloud

Pubblicato il 11 Ott 2021

cloud

Con la nascita di una “nuova” IBM, che ha come business core la tecnologia e la sua applicazione, si realizza ciò che il CEO della società Arvind Krishna, a livello globale, e l’amministratore delegato della filiale italiana Stefano Rebattoni, a livello locale, da tempo sostengono: per IBM è arrivato il momento di concentrarsi sul business del futuro.
Un business che poggia su due parole chiave: hybrid cloud e intelligenza artificiale.
Va detto che gli ultimi 20 mesi ci hanno messo di fronte a uno scenario del tutto nuovo: il mondo intero e il mondo delle imprese hanno vissuto un vero e proprio stravolgimento e ribaltamento, una accelerazione digitale mai sperimentata in precedenza, nella quale il cloud ha sicuramente il ruolo di piattaforma abilitante, soprattutto in una declinazione multicloud e nella quale l’intelligenza artificiale rappresenta l’acceleratore stesso della crescita.
Dal punto di vista macroeconomico i segnali di ripresa ci sono – i dati più recenti sul PIL ce lo confermano -, ma è necessario che questa ripresa non sia solo un rimbalzo dopo la crisi, ma diventi strutturale. E proprio l’accelerazione digitale rappresenta la chiave per consolidarla.
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IBM e gli hyperscaler, il valore della collaborazione

In questo scenario, IBM sta giocando una partita importante su tutto quanto ruota intorno al cloud e al cognitive computing. La sfida, in questo caso, non è solo quella di dimostrare il valore intrinseco della tecnologia: la sfida è farlo in un mercato nel quale operano molti altri attori, gli hyperscaler come Google, Microsoft e AWS, anch’essi impegnati a portare valore al sistema-Paese, puntando sulle medesime leve tecnologiche.
Non è dunque difficile capire perché IBM abbia riconosciuto la crescente importanza dell’adozione di ambienti multicloud nel mondo delle imprese, di qualunque settore o dimensione esse siano.

Un lavoro comune su clienti comuni

Anche nel nostro Paese le imprese hanno compreso come l’hybrid cloud, vale a dire l’utilizzo congiunto di private e public cloud, adottato come piattaforma infrastrutturale abilitante rappresenti la scelta migliore per ottimizzare le risorse esistenti, per supportare i percorsi di modernizzazione e trasformazione in modo rapido ed economico, per garantire la sicurezza e la protezione dei dati sensibili, per scalare rapidamente quando necessario, aggiungendo risorse di elaborazione, ampliando la larghezza di banda della rete o ampliando lo spazio storage in un public cloud di terze parti.
Ma scegliere di lavorare in ambienti multicloud significa collaborare con gli altri player dell’ecosistema cloud ed è ciò che IBM sta facendo: da AWS a Google a Microsoft.
Non sono partnership nuove: da anni IBM ha aperto con tutti loro importanti canali di collaborazione, con l’obiettivo di offrire ai clienti le giuste risposte ai loro bisogni.

La logica dell’Enterprise Ready e il valore delle verticalizzazioni

Ma è sul cloud che queste collaborazioni stanno assumendo una nuova forma e nuova concretezza.
In una logica multicloud e ibrida, non è raro che IBM e gli altri hyperscaler si trovino a lavorare su clienti comuni, la cui richiesta oggi è proprio quella di essere supportati nel loro percorso di migrazione al cloud in tutte le sue fasi e in tutte le sue componenti.
Questo significa non solo offrire il meglio dal punto di vista della tecnologia, ma avere un’offerta Enterprise Ready, in grado di gestire tutte le fasi, dal provisioning al monitoring alla sicurezza. Ed è importante che l’eccellenza tecnologica si integri anche con competenze di industry specifiche.

È qui che le partnership assumono un ulteriore valore proprio nella capacità di integrare le reciproche competenze, arrivando allo sviluppo di soluzioni verticali, in una logica di ingegnerizzazione per industry, definendo in modo molto preciso e accurato percorso di integrazione e di migrazione.

L’importanza di OpenShift

Da parte sua, IBM porta in dote tutte le proprie competenze, i propri tool e i propri servizi per accompagnare una trasformazione che si gioca sulla modernizzazione delle applicazioni, sulla convergenza, sulla disponibilità di una struttura cloud molto solida.
In particolare, Red Hat OpenShift rappresenta la chiave che garantisce una migrazione sicura e garantita e la chiave per eseguire qualunque applicazione su qualunque infrastruttura, senza vincoli e senza limitare i percorsi evolutivi delle imprese. È la chiave che consente di gestire e distribuire applicazioni containerizzate su tutte le infrastrutture, garantendo quella flessibilità che di fondo è la promessa del cloud ibrido e aperto.

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Maria Teresa Della Mura
Maria Teresa Della Mura

Giornalista, da trent’anni segue le tematiche dell’innovazione tecnologica applicata ai modelli e ai processi di business.Negli ultimi anni si è avvicinata al mondo dell’Internet of Things e delle sue declinazioni in un mondo sempre più coniugato in logica smart: smart manufacturing, smart city, smart home, smart health.

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