Manufacturing

Salesforce e il manufacturing: l’innovazione passa dai dati

Un’analisi condotta da Salesforce con IDC sul manifatturiero italiano evidenza il sempre maggiore peso dei dati e della loro integrazione nelle realtà del manufacturing. Con Filippo Arena, responsabile per le aree Automotive e Manufacturing della società in Italia una analisi anche sulle operation

Pubblicato il 11 Mag 2020

Smart manufacturing: persona in un cantiere con in mano elmetto da lavoro e tablet

È una analisi a tutto tondo quella che Salesforce, in collaborazione con IDC, ha voluto dare all’innovazione nel manifatturiero nel nostro Paese, attraverso un’indagine che ha coinvolto 300 persone, appartenenti a realtà del mondo manifatturiero con oltre 200 dipendenti. L’obiettivo era comprendere i cambiamenti in atto, le sfide, le opportunità e il loro impatto su tre fronti specifici – la fabbrica, i prodotti, i dipendenti – partendo da un assunto indiscutibile: l’assoluta centralità dei dati in tutti i percorsi di trasformazione.

Fabbrica, prodotti, dipendenti: la trasformazione del manifatturiero

La prima dimensione esplorata dall’indagine è stata quella della fabbrica, nella quale c’è una importante evoluzione in corso a livello di processi, grazie all’implementazione di tecnologie, Internet of Things in primis, che consentono di raccogliere e analizzare dati e informazioni in real-time, abilitando, di fatto, l’adozione di processi decisionali data-driven e nuovi modelli di business.

È qui che si gioca infatti la ricaduta dell’innovazione di fabbrica. Grazie ai dati, infatti, le imprese possono ottenere insight determinanti per dare maggiore efficacia alle loro strategie di marketing, in primis per migliorare la fedeltà dei propri clienti, ma, sul più lungo termine, per raggiungere nuovi livelli di differenziazione rispetto ai competitor in termini di prodotti e servizi.
C’è un ulteriore aspetto, apparentemente marginale al momento, ma destinato ad assumere una rilevanza crescente: la graduale adozione di nuovi modelli di business legati al servizio.

È un cambiamento radicale, che sposta l’attenzione da un approccio tradizionale, incentrato sul prodotto, a uno decisamente nuovo incentrato sul servizio e sulla capacità di fornire nuovo valore ai propri clienti. È il passaggio alla servitization, alla servitizzazione, che comunque, nell’indagine di Salesforce, un 5% degli interpellati sta già esplorando fattivamente e un 15% ha comunque in valutazione.

Uno scenario in forte trasformazione qual è quello che stiamo delineando, non può non avere impatto anche sui lavoratori, i dipendenti del cluster della ricerca. È chiaro che, come si legge sulla ricerca, le sfide riguardano anche le “innovazioni legate agli ambienti di lavoro e alla competenze digitali”.
L’idea è che tecnologie, dispositivi, strumenti possono contribuire a “migliorare la produttività, a creare un ambiente di lavoro maggiormente attrattivo, migliorando la soddisfazione di dipendenti e clienti”.

Il ruolo dell’IT nella ricerca Salesforce e IDC

In tutto questo, la funzione IT assume un ruolo chiave proprio come abilitatore di tutte le istanze connesse con questa visione data-driven del manifatturiero.
Cloud e sicurezza sono i due asset imprescindibili in uno scenario nel quale è indispensabile garantire non solo la disponibilità ma anche la protezione dei dati che proliferano in ciascuna impresa.

Non è un caso che la ricerca si sia poi focalizzata su tre funzioni chiave, per capire quali sono le sfide che il nuovo scenario propone e come le stanno affrontando: Marketing & Sales, IT Department e Customer Support Service.

La funzione sales & marketing, ad esempio, è la prima a sottolineare la necessità di una maggiore condivisione di dati e di integrazione tra diverse aree di business, non solo per migliorare le azioni di marketing, ma più in generale per raggiungere nuove efficienze sia nella produzione, sia nella gestione delle scorte.
La nuova disponibilità di dati, in ogni caso, non può che dare nuovo impulso alle strategie di marketing e vendite, alimentando customer analytics, attività sui social media, viral marketing, sentiment analysis, forecast delle vendite.

La funzione IT ha bisogno di adottare modelli infrastrutturali idonei a supportare workload data-intensive e dunque tende verso modelli ibridi, che uniscono on-premise, cloud privati e cloud pubblici, non deve perdere di vista, come già accennato, le sfide della sicurezza, ma deve nel contempo pensare anche a un rinnovo applicativo per poter integrare le nuove leve tecnologiche nell’architettura informativa aziendale.

L’area del Customer Service, infine, ha bisogno di una sempre maggiore connessione e integrazione con i pillar della gestione aziendale, dall’EAM all’ERP; dal CRM al Supply Chain Management. Non è un caso che trai processi strategici di questo biennio, oltre al potenziamento dei servizi di front end sul client, come help desk o portali informativi, si guardi con molta attenzione anche ai grandi temi della remote assistance e della manutenzione programmata.

Qual è l’impatto per le Operation?

Tutto questo, come abbiamo visto, vede nell’IT un interlocutore di riferimento per tutte le principali funzioni aziendali.
Ma, al di fuori del perimetro esplorato dalla ricerca, abbiamo chiesto a Filippo Arena, che dallo scorso mese di febbraio riveste il ruolo di Sales Director dell’area Automotive & Manufacturing in Saleforce Italy, quale sia il livello di interlocuzione con la l’OT, ovvero con le figure preposte alle Operational Technologies nelle imprese del manifatturiero.
“Credo che il denominatore comune che unisce tutte queste figure – ha esordito Arena – sia una digital transformation che rompe tutte le barriere. Quello che abbiamo osservato, è che l’IT ha un ruolo decisionale importante, non è solo figura di supporto, e di conseguenza è un vero e proprio partner dell’OT, così come delle altre Line of Business”.
Nella complementarità degli skill nasce la convergenza”, prosegue Arena sottolineando per altro che in uno scenario di incertezza quale è quello nel quale ci stiamo muovendo in questo periodo, fondamentale è che “vendite e operation siano interconnesse a livello di sistemi e di processi e che questa interconnessione sia trasparente”.

È un passaggio che richiede un cambiamento culturale, che richiede, sottolinea ancora Arena, di abbandonare certe resistenze culturali per abbracciare un più ampio concetto di fiducia, di trust.
“Fidarsi dei dati che l’altro condivide con noi è il primo passo per far cadere naturali riluttanze e cominciare finalmente a vedere il valore dei processi integrati”.

È un momento che richiede alle imprese di prepararsi a scenari dinamici e che per questo ha più che mai bisogno di piattaforme agili e del cloud.
“Oggi quando si chiede a una realtà del manifatturiero di cosa ha davvero bisogno, la prima risposta è: analytics. L’analisi dei dati è la prima necessità: bisogna capire cosa sta succedendo e per questo le aziende hanno bisogno di cruscotti che le aiutino a comprendere”.

E poi serve flessibilità.
“Se non c’è flessibilità, non si è in grado di reagire. Nella disruption della supply chain nasce la possibilità di una riconversione veloce”.

Quanto a Salesforce, Arena spiega come il manufacturing è un settore che la società ha iniziato recentemente a indirizzare con una proposta sistematica dedicata.
“Con Manufacturing Cloud, ora in general availability, ci rivolgiamo al mondo dei machine builder, degli OEM. È un mercato in pieno cambiamento, che in questo momento forse non ha ben chiaro di cosa avrà bisogno domani, ma che oggi come oggi ha “fame” di condivisione e di processo. Noi rispondiamo con una soluzione che si caratterizza anche per la sua velocità di implementazione, cui si aggiunge anche una verticalizzazione proprio per l’allineamento tra le funzioni sales e le operation, per gestire il business recurrent e per ottimizzare la catena della domanda”.

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