Masperi, SAP: Verso la servitizzazione della produzione con il dialogo tra IT e OT

A colloquio con Carla Masperi, Chief Operating Officer di SAP Italia, sull’approccio alla trasformazione verso Industry 4.0: dalla logica dei quick win alla servitizzazione della produzione, dalle partnership all’ecosistema

Pubblicato il 28 Mag 2018

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È il terzo anno consecutivo che SAP è presente a SPS Drives Italia, la seconda con un proprio stand.
“Il primo anno – racconta Carla Masperi, Chief Operating Officer della società – eravamo di fatto il primo produttori software a venire a questa manifestazione. Allora scegliemmo di essere presenti insieme a Festo, realtà importante del mondo dell’automazione industriale: del resto, allora era difficile parlare di integrazione tra IT e OT senza portare esempi concreti”.
Quest’anno, spiega Masperi, SAP ha voluto fare un ulteriore passo avanti, per dimostrare che “L’innovazione digitale in fabbrica si può fare a costi contenuti, con enormi vantaggi”.
La collaborazione, in questo caso, è con Camozzi Automation, con cui ha portato in fiera uno showcase che mostra proprio “l’integrazione tra hardware e software in ambito industriale”.
Si parla di sviluppi mirati su Sap Cloud Platform e Sap Leonardo, con l’obiettivo di migliorare livelli e qualità della produzione, ma anche di logiche “what if”, dunque spinte verso il machine learning e le applicazioni predittive.
“Quello che ci preme far capire è che è possibile lavorare mettendo insieme tanti quick win, con progetti più piccoli, dell’ordine di settimane o mesi, con benefici immediati, poi estendibili gradualmente ad altre aree dell’azienda. E partendo dai quick win si può approdare a quella che definiamo value chain 4.0”.

L’innovazione di fabbrica parte dal brownfield

Masperi è ben consapevole che quando si parla di automazione industriale si parla anche di brownfield, di parchi installati consolidati, di macchine in esercizio da anni, se non da decenni.
Questo non frena in alcun modo il percorso di innovazione.
Non a caso che sia SAP sia i suoi partner, quando avvicinano un nuovo cliente partono dalla valutazione del parco macchine, per clusterizzarle in base alle tipologie.
“Per noi e per i nostri partner la condizione di partenza è che le macchine siano sensorizzabili o che possano dialogare con dei Plc. In questo secondo caso si agisce via software con lo stesso Plc. Va detto che il Piano Calenda, nella sua prima stesura, fu pensato anche per svecchiare il parco macchine più obsoleto. Se invece la macchina è sensorizzabile, vuol dire che è possibile abilitare il monitoraggio delle condizioni di ambiente e dunque allargare lo sguardo”.

Le case history di SAP dimostrano la strategia dei piccoli passi

Quanto alla value chain 4.0, qui il discorso si fa un po’ più complesso. “Ci sono meno casi. In effetti, è difficile che le aziende decidano cambiamenti radicali. In genere si avvia un percorso, con una logica di innovazione incrementale”.
Il cliente è comunque centrico: sta al vendor e alla rete dei suoi partner far capire il cambiamento. “Se questa innovazione non viene scaricata verso il cliente finale, così che ne percepisca il valore e ne colga il vantaggio competitivo ad esempio rispetto alla sua concorrenza, non si mette in moto nulla”.

Su un percorso di adozione basato sulla strategia dei piccoli passi non solo Masperi è convinta, ma cita casi concreti.
A partire da Cimbali, da tempo nome di punta tra le case history, con la sua macchina del caffè connessa: “L’azienda non si è fermata, ma sta proseguendo associando sempre nuovi servizi alle sue macchine”, spiega Masperi, che cita anche un altro caso utente, quello di Ima Group, azienda emiliana che sviluppa e produce macchine per l’impacchettamento.
“È una azienda che è cresciuta molto negli ultimi anni e con la quale abbiamo iniziato un percorso di trasformazione, che è partito con il dotare le loro macchine di produzione di una dashboard con l’obiettivo di monitorare e  migliorare la capacità produttiva”.
Ma questo è il primo passo: il progetto potrebbe e dovrebbe estendersi ulteriormente, arrivando a dotare le macchine prodotte da Ima per i suoi clienti della stessa dashboard, così da spostarsi verso una logica di produzione as a service.
“Ogni dashboard è diversa dall’altra, è tarata e studiata sulla base delle caratteristiche produttive e degli impianti, con l’obiettivo di rendere più efficace la produzione. Stiamo ponendo le basi per avere prodotti sempre più personalizzati e per servitizzare la produzione”.

I benefici non si fermano qui. Da tutte le informazioni raccolte arrivano input preziosi per il miglioramento dei prodotti e ne contempo, nel momento in cui tutto questo avviene, si risolvono alcune criticità nell’aftermarket: se il rapporto funziona non c’è motivo per cambiare fornitore.

L’Industry 4.0 e il manufacturing as a Service: anche per le Pmi

Ma c’è un altro punto sul quale Masperi vuole porre l’accento: “Proprio in ragione di questo approccio incrementale alla trasformazione, l’Industry 4.0 non è un tema esclusivo delle medie e grandi aziende, ma anche per le piccole imprese”.
Non a caso Masperi cita un’altra case history, quella di Velp, una piccola realtà con un giro d’affari nell’ordine dei 2 milioni di euro, che produce strumenti di laboratorio.
“La necessità espressa da Velp è stata quella di creare connessioni con il proprio ecosistema, vale a dire con gli ospedali e con i laboratori con i quali lavora. Valp utilizza l’IoT per tenere tutto sotto controllo attraverso la SAP Cloud Platform, con l’idea di estendere tutto anche verso la logistica in logica geo-verticale”.

Il punto, in sintesi estrema, è che senza abilitare questi processi, questa comunicazione, questo dialogo tra IT e OT, le aziende restano relegate in isole e non esprimono i loro potenziali di competitività.

“Del resto, anche la nostra scelta di essere presenti in una manifestazione nella quale fino a tre anni fa eravamo dei perfetti sconosciuti è indice del valore che diamo al dialogo IT – OT”.

L’ecosistema SAP, tra vecchi e nuovi partner

SAP si muove in una logica di ecosistema: “Abbiamo partner nuovi abituati a lavorare in settori industriali, che si stanno affacciando al nostro mondo e che cercano di attivare anche collaborazioni con i nostri partner tradizionali. Se invece guardiamo al nostro canale tradizionale, ci sono realtà che similmente cercano interlocutori nel mondo industriale, ma ci sono anche aziende che hanno creato al proprio interno delle unit dedicate a questi nuovi temi”.
nel contempo, SAP ha attivato collaborazioni di stampo tecnologico con realtà quali ABB o Siemens, per citarne due, con l’obiettivo di trovare e sviluppare nuove soluzioni che rispondano ai bisogni dei clienti finali.
“Questo è un mondo che sta offrendo spazio a tutti, purché si lavori in una logica non di silos, ma collaborativa. E noi mettiamo al servizio di questa logica 45 anni di attività e conoscenza dei processi che non si improvvisa”, conclude Masperi.

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