Innovazione industriale

Cos’è l’innovation by doing, innovare in laboratorio

Una nuova metodologia per accelerare processi di trasformazione in azienda che fa leva su tre pilastri: tecnologia, business e cultura.

Pubblicato il 25 Giu 2020

Giulia de Martini

head of research TheFabLab

open innovation

TheFablab è un laboratorio condiviso di fabbricazione digitale nato nel 2014 sul modello Fab Lab del Massachusetts Institute of Technology (MIT). Al suo interno lavorano e si incontrano professionisti che sviluppano idee, progetti e prototipi con un approccio post-disciplinare, convinti cioè che i confini tra le discipline siano permeabili e che le competenze trasversali abbiano un ruolo centrale per l’innovazione. Si tratta di designer, ingegneri, divulgatori scientifici, imprenditori, programmatori, manager, creativi: è il rinascimento digitale.

Avendo lavorato con numerose aziende per trasformare le idee in nuovi prodotti e processi e sicuri che sia fondamentale essere concreti quando si tratta di promuovere l’innovazione nelle organizzazioni, il dipartimento Research & Education di TheFabLab ha lavorato per riorganizzare le best practice apprese in questi anni, per affinare le tecniche più efficaci sperimentate nei workshop e approfondire i più recenti articoli dalla letteratura scientifica. Su queste solide basi è stata sviluppata una nuova metodologia formativa e progettuale: innovation by doing.

Parola chiave: innovazione

Ci sono periodi storici in cui le parole assumono significati nuovi e valori diversi. Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a grandi e significative trasformazioni nel modo di vivere e lavorare. L’introduzione (vera!) del digitale, l’adozione di nuove tecnologie, l’applicazione di nuove metodologie hanno imposto a chiunque di rivedere il modo di fare impresa e di agire nel mondo del business. La parola chiave sembra condivisa da tutti: innovazione, universalmente riconosciuta come l’ingrediente indispensabile per poter competere nell’economia globale. Gli innovatori sono diventati vere e proprie star ed esempi da seguire: da Steve Jobs a Elon Musk, da Jeff Bezos a Mark Zuckenberg. La corsa a imitare i loro modelli di business e le loro idee si è trasformata in un vero e proprio mercato dove molti attori propongono a vario titolo corsi di formazione che promettono di insegnare metodi e tecniche utili a diventare innovatori. Parallelamente le aziende hanno sviluppato programmi per promuovere la diffusione di una nuova cultura propensa al cambiamento tra i propri manager e dipendenti.

Il concetto di innovation by doing

Ma esiste una ricetta giusta per diventare innovatori? È possibile “imparare a farla”? Grazie a una lunga esperienza, tante prove e diversi errori con i colleghi di TheFabLab abbiamo messo a punto una nuova metodologia per far leva sulle tre dimensioni che secondo noi sono i pilastri dell’innovazione: tecnologia, business e cultura.

Abbiamo osservato che l’innovazione emerge solo dall’incontro virtuoso di queste tre forze, strettamente interconnesse. Non è sufficiente adottare una nuova tecnologia o sperimentare un nuovo modello di revenue per produrre innovazione. Occorre che queste tre forze coesistano e concorrano a trasformare profondamente la struttura delle organizzazioni.

Lo sosteniamo avendolo sperimentato sulla nostra pelle: le esperienze e le modalità che proponiamo ai nostri clienti somigliano in tutto e per tutto a quelle con cui ci confrontiamo ogni giorno da progettisti, designer e prototipatori. Per fare qualche esempio: quando parliamo di produzione con la stampa 3D, lo facciamo forti del successo del nostro brand Superstuff e del nostro prodotto di punta: l’Umarell. Parliamo con sicurezza di smaterializzazione dei magazzini e di digitalizzazione dei processi dopo aver collaborato con aziende di grandi dimensioni come Marcolin per accelerare la produzione. Amiamo la robotica e l’abbiamo potuta provare e raccontare al fianco di uno dei più importanti protagonisti di questo campo come Comau. Possiamo quindi raccontare e far fare innovazione da un punto di vista estremamente privilegiato con gli occhi di chi la vive e lo spirito di chi la sperimenta ogni giorno.

Come funziona l’innovation by doing

Secondo il matematico Seymour Papert, il processo di apprendimento è un guidato dalla costruzione di rappresentazioni del mondo reale: gli artefatti cognitivi. Per imparare abbiamo bisogno di toccare e utilizzare materiali reali. L’interazione con quelli che Papert definisce artefatti cognitivi permette di procedere per prove ed errori attraverso numerosi passaggi rappresentati dalla discussione, l’analisi, l’entusiasmo, la narrazione, la demolizione e la ricostruzione dell’artefatto cognitivo. È per questo motivo che Innovation by Doing è una metodologia formativa e progettuale studiata per accompagnare le persone nella costruzione di soluzioni che rispondano a reali bisogni dell’azienda. Durante le sessioni di lavoro i partecipanti acquisiscono nuove competenze e imparano a utilizzare nuovi tools, mentre progettano nuovi prodotti, servizi, processi o strategie. La crescita è quindi continuamente stimolata da un atteggiamento pratico in un ambiente – quello del laboratorio – dove le persone sono naturalmente invitate a fare, a provare e a sperimentare “sporcandosi le mani”. In questo modo i partecipanti sono coinvolti in tutto il percorso che va dalla generazione di idee, alla scelta e individuazione degli strumenti o delle tecnologie per svilupparle fino al test on market.

Il valore di prototipare

La metodologia si sviluppa nelle tre fasi del modello EEE: Envision per entrare in contatto con l’innovazione, Experiment per prototipare una soluzione innovativa ed Embrace per reiterare il processo e trasformare l’intera organizzazione.

L’atto di prototipazione diviene un passaggio fondamentale durante l’attività di innovation by doing: il prototipo diviene una rappresentazione concreta, tangibile dell’idea che è stata generata, permette di ricominciare velocemente da zero, di aggiustare il tiro. I partecipanti sono portati naturalmente a sviluppare una mentalità aperta e propensa al cambiamento, si mettono in gioco in prima persona con un atteggiamento più simile a quello di uno startupper che di un dipendente. Il presupposto teorico su cui si basa questa metodologià è che ognuno di noi è in costante contatto con il proprio ambiente – sia personale sia professionale – e ogni giorno agiamo e reagiamo ad esso. Secondo John Dewey – padre del pragmatismo – è importante quindi che l’esperienza formativa parta dall’ambiente e dal contesto in cui le persone sono inserite. Dewey conia l’espressione e promuove il learning by doing, apprendimento attraverso il fare, che noi abbiamo adattato al mondo delle imprese e trasformato in innovation by doing. Come già accennato, le nostre attività mirano a trasformare l’azienda stessa in un laboratorio di ricerca, sperimentazione e prototipazione. Ma il processo non si arresta: dopo le esperienze di innovation by doing ciò che è stato sperimentato deve tradursi in una forma organizzata e strutturata, parte integrante della cultura aziendale.

Come l’innovation by doing può essere applicato in ambito industriale 4.0

Il nostro paese è 24mo fra i 28 Stati membri dell’Ue nell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi 2019) della Commissione europea per il 2019. Solo il 44% degli individui tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base (57 % nell’Ue). Questi dati, pubblicati ogni anno, ci spronano verso un’accelerazione di sviluppo rispetto a uno dei tre pilastri dell’innovazione teorizzati dal metodo innovation by doing: la tecnologia. Ma attenzione, quando parliamo di Industria 4.0 non possiamo trascurare gli altri due pilastri: la cultura (e quindi la capacità di un’impresa di trasformarsi in risposta a nuove domande del mercato) e il business (una soluzione deve essere anche sostenibile e implementabile a tutti i livelli aziendali, non basta che sia una buona idea). È proprio per questo motivo che la nostra metodologia riconosce il valore di corsi verticali (ad esempio su robotica, cybersecurity, elettronica programmabile), ma è giusto che questi corsi vengano erogati da istituzioni qualificate e specializzate. Le aziende che con noi si preparano ad affrontare un percorso di trasformazione in ottica 4.0 spesso vengono da noi indirizzate ad approfondire aspetti più squisitamente tecnologici con altri nostri partner. Siamo convinti che se è vero – come è vero – che la quarta rivoluzione industriale ha al suo centro un ecosistema di tecnologie e competenze in relazione tra loro, è giusto guardare alla formazione in ottica ecosistemica senza pretendere che un unico ente possa offrire tutti gli elementi con la giusta verticalità. Affrontare percorsi di questo tipo permette quindi di svolgere una vera e propria esplorazione di realtà e professionalità che possono essere sfruttate adattandosi a nuovi business e imprese, offrendo un cambio di mentalità e una nuova visione a tutti i livelli aziendali.

Quali sono le tecnologie abilitanti

Il ruolo di innovation by doing è quello di far comprendere il complesso cambio del paradigma industriale, sviluppando nuovi prodotti e servizi. In questo contesto i prodotti assumono un ruolo attivo: non sono più soggetti a un controllo centralizzato (quello dell’industria da cui escono), ma sono piuttosto semilavorati in grado di comunicare e capaci di suggerire le manipolazioni cui dovrebbero essere sottoposti nelle diverse fasi di lavorazione.

Il prodotto diventa capace di controllare il proprio processo di fabbricazione, di monitorare i parametri ambientali rilevati per mezzo di sensori integrati e di intraprendere degli interventi correttivi appropriati in presenza di disturbi. Il prodotto diventa un attore e un osservatore nel contempo. Il confine tra prodotto e processo diviene così molto sottile all’interno delle mura dell’industria che diventa così smart factory e – lungo tutta la supply chain fino alle mani del consumatore – è la relazione tra prodotto e servizio ad assumere un nuovo significato integrato.

Conclusioni

Secondo un recente articolo della Harvard Business Review – “Building a Culture of Experimentation” – per innovare con successo, le aziende devono far sì che la sperimentazione diventi parte integrante della vita di tutti i giorni, anche quando i budget sono limitati. Per farlo è necessario creare un ambiente in cui viene coltivata la curiosità dei dipendenti e dove i dati hanno la meglio sulle opinioni. TheFabLab, con la metodologia innovation by doing, crea le condizioni perché questo avvenga nell’ambiente più naturale per la sperimentazione: il laboratorio.

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Giulia de Martini
head of research TheFabLab

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