Innovazione industriale

Design thinking, quali sono i tool digitali da usare

Design thinking non è solo una metodologia, è un modo di pensare e di organizzarsi. Per poterlo applicare esistono decine di tool o di pratiche volte al suo utilizzo

Pubblicato il 09 Set 2020

Elia Bellussi

Project manager

design thinking

Il Design Thinking è un approccio all’innovazione incentrato sull’uomo, quindi, sull’empatia di chi lo pratica verso i destinatari delle soluzioni. Si tratta, quindi, di una metodologia sempre più affermata e, al tempo stesso, di una buzzword per cui, in realtà, si parla molto senza però comprenderne davvero il significato. Il Design Thinking non è solo una metodologia, è anche un modo di pensare e di organizzarsi e per poterlo applicare esistono decine di tool o di pratiche volte al suo utilizzo. Chi ha pratica di Design Thinking sa che le attività dovrebbero essere svolte di persona e, specialmente, in gruppo ma spesso e volentieri si è distanti e non si riesce a trovarsi nello stesso luogo o non se ne ha la possibilità perché si è in un periodo di limitazione dei contatti fisici o si sta lavorando con un team sparso nel mondo come in un contest organizzato online. In questo articolo, quindi, andremo ad analizzare alcune soluzioni digitali, utili, facili e veloci da apprendere, anche quando è richiesto lo sviluppo di soluzioni in brevissimo tempo come durante un hackathon, che possono essere utilizzate a tale scopo.

Quali software per comunicare

Anche se non inerenti alla pratica del Design Thinking, si deve prendere in considerazione una soluzione volta alla comunicazione da remoto per poter scambiare opinioni e nozioni o per intervistare i vari stakeholder e coloro che sono i destinatari della soluzione che si vorrà proporre. Per fare questo esistono svariati software per la realizzazione di videoconferenze. In altri articoli si è parlato di Zoom, software alla ribalta in quest’ultimo periodo per svariate problematiche legate alla privacy e alla sicurezza ma assolutamente comodo e ricco di funzionalità. Microsoft Teams è la soluzione principale per chi è legato a contratti corporate con l’azienda di Redmond e vuole sfruttare i software messi a disposizione da questa. Ma non esistono solo questi software ci sono altre soluzioni commerciali ma, chi volesse realizzare delle videoconferenze può trovare soluzioni all’altezza, come Jitsi, un software open source, rilasciato gratuitamente affidabile e semplice da usare, così come BigBlueButton, un altro software open source, progettato per attività di gruppo che non sia solo una video conferenza ma sia più legato alla formazione da remoto, grazie alla presenza nativa di una lavagna digitale e la possibilità di creare breakout room, quindi di dividere i partecipanti alla videoconferenza principale in gruppi più piccoli e di assegnarli a delle stanze specifiche gestite da quella originaria.

Quali software per razionalizzare le idee

In questo caso si tratta di software non direttamente legati al Design Thinking, come abbiamo già visto per i tool relativi alla comunicazione, che però risultano assolutamente utili per poter rendere più concrete le analisi fatte e le idee che possono essere sviluppate successivamente, illustrando anche come esse possano andare ad arricchire il rapporto con gli stakeholder e a chiarire come le soluzioni funzionino.

Tali software sono quelli relativi alle mappe mentali, quindi strumenti volti all’ottimizzazione della memorizzazione che, però, risultano utili anche per schematizzare idee con le relative specifiche e applicazioni, tramite cui si possono, ad esempio, definire le tipologie di stakeholder, i loro bisogni e necessità.

Tra di essi possiamo citare Coggle, Mindmaps, MindMeister. Tutti questi software, più alcuni che vedremo più avanti, permettono di realizzare le mappe mentali. Ognuno ha integrazioni più o meno interessanti con altri software e offrono soluzioni orientate all’uso via web o all’uso locale e, ovviamente, gratuite o a pagamento.

Si tratta di applicazioni disponibili online ma ne esistono anche stand alone. MindMeister e Coggle hanno un aspetto decisamente più moderno e molteplici funzionalità e template, proponendo diverse tipologie di utilizzi, da quello completamente gratuito per gli utenti casuali a pacchetti a rinnovo mensile con diverse personalizzazioni e funzioni aggiuntive. Il terzo, invece, è totalmente gratuito e distribuito in modalità open source, così che, chi volesse, possa modificarlo per le proprie necessità. Di questo esiste anche una versione scaricabile e utilizzabile direttamente sul proprio pc, anche senza bisogno di internet.

Soprattutto gli strumenti online permettono a chi si sta approcciando alla tematica, d’iniziare a utilizzare le funzionalità a disposizione, nonostante le ovvie limitazioni, potendo apprendere il loro uso e impratichirsi.

Quali software polivalenti per condividere e esplicitare le idee

Ci sono altri software, i quali sono realizzati per condivisione e sviluppo di idee e che sono rivolti ad un uso generale, offrendo svariate funzioni come mappe mentali, business model, kanban board e molto altro. Questi software sono ottimali sia per la gestione del brainstorming, sia per la gestione delle analisi della persona e per lo studio delle richieste e dei bisogni degli stakeholder. Sono, inoltre, utili per la gestione delle soluzioni e del processo in generale.

Questi software sono quelli, forse, più usati e utili quando si parla di design thinking poiché mettono a disposizione strumenti eterogenei, olistici, come Miro o Mural ma anche Sprintbase, inVision e Shape, quest’ultima realizzata proprio da Ideo. Sprintbase e Shape sono software specifici per l’intero flusso del processo relativo al design thinking mentre inVision mette a disposizioni varie funzionalità andando a coprire svariati bisogni relativi al design thinking.

Alcuni offrono solo soluzioni commerciali come Sprintbase e Shape, altri, come abbiamo visto nei casi precedenti, offrono una formula limitata e gratuita oltre ad abbonamenti di diverse tipologie e prezzi.

L’importante di questi software è che sono tutti realizzati come servizi fruibili su internet e sono di una semplicità elevata per poter essere usati immediatamente, senza dover spendere molto tempo a studiarli. Essi si affidano, per poter essere immediati nel loro uso, sulla possibilità di avere template già pronti da riutilizzare ma anche sulla funzionalità drag and drop, per cui gli utenti possono trascinare, dalla colonna delle funzionalità, le componenti volute e posizionarle dove si preferisce per poi personalizzarle e arricchirle, ad esempio con testi o collegamenti tra una e l’altra.

Chi volesse iniziare a orientarsi nel mondo del design thinking troverà in essi utili e immediati strumenti che vanno a sopperire gli strumenti fisici generalmente usati dagli addetti.

Che tool usare per sviluppare la componente legata all’empatia

Veniamo ora ai tool specifici per i vari passaggi del processo di design thinking. Esso è legato a cinque passaggi, il primo dei quali è relativo all’empatia. Poter comprendere bene i propri stakeholder è di fondamentale importanza quando si deve sviluppare un prodotto o un servizio, così da non focalizzarsi sulle proprie supposizioni e preconcetti ma comprendendo quanto richiesto. Abbiamo già parlato della comunicazione e di quali possano essere le soluzioni a disposizione. Certamente la comunicazione aiuta a trasferire informazioni e a comprendere le necessità ma ci sono strumenti più specifici atti allo scopo. Vedremo quali.

Per poter avere più informazioni possibili inerenti ai propri stakeholder è utile poter ricevere informazioni, quindi sia primary, sia secondary data. Per quanto riguarda i primary data, come abbiamo visto, si possono intervistare le persone a cui vogliamo proporre la nostra soluzione, tramite i software di comunicazione ma si può procedere anche con dei questionari. Per realizzarli abbiamo alcuni esempi di servizi volti a questo scopo.

Google Forms, forse, è quello più conosciuto, probabilmente il più usato, e di facile implementazione. Serve per realizzare sondaggi facilmente condivisibili a cui si può rispondere anche senza possedere un account Google. Interessante, di questo software, la possibilità di implementare una certa logica nel flusso delle domande e la possibilità di integrazione con Google Calc e Google Spreadsheet nonché l’integrazione con Gmail.

Altre soluzioni per ricevere informazioni dirette dagli interessati, possono essere quelle relative a SurveyMonkey e Typeform. Si tratta di due sistemi volti alla realizzazione di questionari che offrono un’interazione maggiore e una maggiore personalizzazione. Il primo è presente sul mercato da più tempo e mette a disposizione la possibilità di realizzare questionari con molteplici regole e sezioni così da poter rendere il più possibile preciso il flusso di domande che verranno poste. Il secondo, invece, ha un’interfaccia più moderna e semplice da usare. Anche questo offre moltissime possibilità di personalizzazione. Utile è l’integrazione di questi con altri software come Tableau, Slack e Google Drive così da poter sfruttare appieno le potenzialità relative all’analisi dei dati raccolti.

Design thinking, quali tool usare per definire le richieste

Definire quali sono le richieste che andranno soddisfatte è il secondo passaggio del Design thinking, pertanto, una volta ottenute le informazioni, si andranno ad analizzare e a comprendere quali sono le caratteristiche che vanno a definire la richiesta. Per poter approfondire e immedesimarsi con i nostri stakeholder si dovrà fare un lavoro relativo alla creazione di persona, come definito in ambito di marketing, ma non solo. Verranno creati cluster di problematiche e richieste, nonché si ragionerà tramite la realizzazione di user stories così da potersi mettere nei panni di chi ha bisogno della soluzione.

Vi sono svariati software sviluppati in quest’ottica, quelli generici, e quelli orientati di più al marketing, potendo generare specifiche persona ma anche il customer journey map.

Tra questi software si possono citare soluzioni volte ad un’analisi dettagliata della persona, degli stakeholder e alla realizzazione dello user journey e la sua relativa analisi; in pratica sono volti alla gestione della user experience. Come tutti i software precedentemente citati anche questi si dividono in completamente gratuiti e gratuiti con restrizioni per cui si deve provvedere ad acquistare un abbonamento.

Alcuni di questi software sono Smaply, Userforge, Makemypersona e Pyoneer. Userforge non richiede nozioni di design ed è gratuito, quindi un ottimo strumento per iniziare a impratichirsi.

Come ideare le soluzioni di Design thinking

La definizione di una o più soluzioni possibili è quanto viene realizzato nel terzo passaggio del processo del design thinking. In questa fase si deve provvedere a ragionare su quali possano essere soluzioni al problema e poi filtrarle per selezionarne un numero limitato di queste che siano fattibili, rispondano alle esigenze dei nostri stakeholder e portino valore.

Per poter contribuire alla definizione delle soluzioni ai problemi che abbiamo definito nella fase precedente, possiamo usare strumenti come quelli consigliati dalla D. School dell’Università di Stanford. Si tratta di strumenti che non sono digitali ma sono ampiamente spiegati, utili e di facile utilizzo. Se si cercano più tecniche, perché si ritiene che quelle messe a disposizione dal dipartimento di Stanford siano limitate, allora uno strumento come SessionLab, che mette a disposizione, gratuitamente, moltissime tipologie di pratiche relative alla generazione delle idee, fa al caso nostro. Molte, come si può immaginare, saranno identiche a quelle già elencate e spiegate sul sito della famosa università in cui è nato il design thinking e molte le avrete sicuramente viste tramite la vostra esperienza passata in ambito marketing o in ambito di consulenza strategica ma, essendo gratuito e potendo salvare il lavoro svolto, una volta registratisi, è uno strumento comodo e utile.

È ora di creare prototipi e prodotti

Una volta ipotizzate soluzioni, non resta che crearne prototipi da poter successivamente testare. In questo ambito abbiamo molteplici soluzioni volte alla prototipazione di software, web o mobile app, e soluzioni più generiche, che permettono di creare prototipi anche di prodotti fisici tramite il loro disegno.

Un software volto alla realizzazione di prototipi per un uso più generico che vorrei segnalare è Board, il quale permette di realizzare degli storyboard che possono essere utili per esplicitare come un servizio funzioni o come un prodotto possa essere usato.

Questo software offre una prova gratuita ma nessuna formula pro bono di utilizzo continuativo, seppure limitato.

Come abbiamo visto, però, precedentemente, ci sono software che hanno molteplici funzionalità, i quali possono essere tranquillamente usati anche per la realizzazione di prototipi in versione digitale, senza per questo dover realizzare un prodotto fisico da testare.

Testare, testare, testare

Chi lavora nell’ambito dello sviluppo software ma anche chi lavora in ambito di product management così come di marketing sa benissimo che uno dei fattori più importanti per valutare la buona riuscita di un prodotto consiste nel ricevere feedback dagli utenti. In questo caso non si fa eccezione, anzi, essendo una metodologia focalizzata sull’utente, questo è uno dei passi fondamentali.

Chi volesse ricevere feedback può intervistare direttamente chi avrà provato il prototipo, sia di persona, sia tramite video conferenza o tramite questionari mirati, con gli strumenti che abbiamo citato precedentemente.

Esistono, poi, altri strumenti volti alla racconta di informazioni relative all’uso, specialmente se si parla di soluzioni software relative a siti web. In questo caso mi sento di consigliare HotJar che evidenzia come e quanto un utente interagisca all’interno di un sito web.

Conclusioni

Abbiamo visto come differenti tipologie di software e servizi, anche se non prettamente progettati per la pratica relativa al design thinking, possano aiutare nell’applicare quanto si è imparato su di esso. Non rimane che usare gli strumenti a nostra disposizione per poter far pratica ed essere più efficienti nel rispondere ai nostri clienti e, magari, realizzarne di nuovi, più specifici per le nostre attività.

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Elia Bellussi
Elia Bellussi
Project manager

Innovation strategist, è membro del consiglio direttivo del Club Dirigenti Informatici dell’Unione Industriale di Torino. Startup Mentor tramite scenario planning, design thinking, system thinking, co-creation e data strategy. Svolge anche attività divulgative e educative.

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