Industria 4.0

Digitalizzazione delle aziende, un percorso a tre step

Ecco un approccio strutturato in grado di aiutare le aziende ad avvicinarsi alla trasformazione digitale in modo sistematico e organizzato e a non fare investimenti che potrebbero rivelarsi inutili ai fini di una crescita economica e culturale

Pubblicato il 24 Apr 2020

Simona Pira

consulente nel campo dell’innovazione e dell’Industria 4.0 per Erre Quadro srl

digitalizzazione 3 step

La digitalizzazione delle imprese è il tema caldo degli ultimi anni e la sua implementazione è diventata necessaria, a volte tassativa, per rimanere competitivi sul mercato. Tutti ne parlano, ma solo in pochi sanno come si fa. Nella vita privata siamo già abituati alla digitalizzazione e all’interconnessione: sono pochissime le persone che non hanno uno smartphone, un profilo social, una connessione a internet, e sono molte quelle che aggiungono elementi di connettività alle proprie vite e alle proprie case, rinunciando spesso a un pezzetto della propria privacy e della sicurezza delle informazioni riguardanti le proprie abitudini quotidiane. Diverso però è il contesto aziendale, in cui correre il rischio di implementare soluzioni tecnologiche dannose per l’impresa non è un’opzione percorribile, e tantomeno lo è il rischio di abbassare il livello di sicurezza sui dati e sulle informazioni possedute.

Ecco un approccio strutturato a tre step in grado di aiutare le aziende ad avvicinarsi alla digitalizzazione in modo sistematico e organizzato e a non fare investimenti che si potrebbero rivelarsi inutili per la propria crescita economica e culturale.

Dalla semplice digitalizzazione a Industria 4.0

Come già accennato, quello della digitalizzazione delle imprese è il concetto centrale degli ultimi anni, amplificato grazie al concetto dell’Industria 4.0 e di tutte le tecnologie abilitanti.

In realtà l’idea della digitalizzazione non è nata recentemente: è sufficiente infatti fare un giro in uno stabilimento produttivo di una grande azienda dell’automotive per rendersi conto che molte delle tecnologie tipiche della quarta rivoluzione industriale sono utilizzate da alcuni decenni. Già negli anni ’80 si parlava di CIM, acronimo per Computer Integrated Manufacturing, con l’idea di creare una integrazione molto spinta tra le varie funzioni aziendali e sempre negli anni ’80 si colloca la nascita della stampa 3D.

La semplice digitalizzazione è stata però trasformata in Industria 4.0 e resa accessibile anche a soggetti più piccoli e meno strutturati grazie, ad esempio, alla diminuzione del costo delle tecnologie e a una loro maggiore diffusione. Inoltre si è verificata una evoluzione culturale che ha permesso il passaggio dalla ricerca di un’integrazione dei sistemi industriali avente lo scopo di migliorare il funzionamento dei sistemi stessi, a un tipo di integrazione diverso, focalizzato nel raccogliere dati e informazioni utili da tutti i sistemi e dai processi presenti, con lo scopo di ottenere una visione di insieme che permetta di aumentare l’efficienza non solo di un singolo processo, ma dell’intera azienda, fino ad arrivare addirittura alla creazione di modelli di business completamente nuovi (basti pensare a Netflix, o airbnb, o alle promesse del 5G).

Da vari studi ed esperienze, ad esempio riscontrabili in documenti pubblicati da PWC, Staufen ed Acatech, emerge che le aziende di ogni settore e dimensione sono accomunate da un altro fattore oltre che dalla disponibilità delle tecnologie, ovvero dalla mancanza, variabile ma mediamente presente, di consapevolezza sulle modalità con cui intraprendere un percorso di digitalizzazione che porti a sfruttare a pieno le potenzialità delle tecnologie e che includa anche aspetti culturali e organizzativi.

Per la digitalizzazione un percorso step by step

Il rischio a oggi risiede nel fatto che un’azienda che vuole ricercare un miglioramento dalle tecnologie digitali, non avendo abbastanza competenze per scegliere l’intervento più opportuno, finisca per prendere una decisione su basi non solide, come l’istinto del titolare, la volontà di ottenere incentivi fiscali, o il consiglio di un technology provider che offre esclusivamente la propria soluzione.

Un approccio del genere non può che portare all’ottenimento di risultati mediocri che nel migliore dei casi ottimizzano un processo dell’azienda senza considerare il quadro generale, mentre nel peggiore dei casi portano all’acquisto di una tecnologia che poi sarà accantonata perché non realmente utile per l’impresa.

Il percorso verso la digitalizzazione deve quindi passare da una fase di misurazione attenta della situazione attuale per estrapolare i reali bisogni dell’azienda senza lasciarsi influenzare da fattori esterni o non oggettivi.

  • 1. Misura

Che lo si chiami assessment, audit, o con uno dei tanti nomi utilizzati negli ultimi anni per definire questo tipo di attività, il primo step consiste in una fase di analisi as is dell’azienda. Esistono svariati modelli sviluppati negli anni da centri di ricerca, università, società di consulenza, che hanno lo scopo di misurare il livello di digitalizzazione delle imprese. Da qualche anno a questa parte, con l’incremento delle notizie sull’industria 4.0, ogni ente ha sentito il bisogno di formalizzare il proprio modello di valutazione delle imprese, sia a livello regionale (molte regioni vantano il proprio modello), sia a livello nazionale, con l’esempio di Unioncamere Nazionale che, tramite il proprio modello, offre la possibilità alle imprese del territorio di effettuare una misurazione. Anche a livello consulenziale sono molte le aziende che vantano un modello di valutazione delle imprese. Questo perché il giudizio di un consulente esterno che si trova a valutare i processi dell’azienda risulta essere sempre più imparziale rispetto al giudizio di un manager chiamato ad applicare uno strumento di misura sulla propria azienda.

Scegliere il modello più adatto alla propria impresa non è sempre facile ed è importante avere le competenze per distinguere tra modelli più o meno accurati, tra quelli più o meno adatti al proprio settore, tra quelli basati su fonti più o meno solide, tra quelli che considerano aspetti prettamente tecnologici, e quelli che invece includono nell’analisi anche aspetti di cultura ed organizzazione aziendale.

Un esempio di base solida su cui si può fondare un modello possiamo trovarlo nella la norma DIN SPEC 91345:2016, la norma tecnica che spiega nel dettaglio quali caratteristiche e funzioni deve avere un elemento che fa parte di un’azienda (così detto “Asset”) per essere considerato conforme ai principi dell’industria 4.0.

La fase di misura è una fase delicata, da effettuare con strumenti idonei ed affidandosi a consulenti esperti in materia, ma è fondamentale per estrapolare il livello di maturità digitale e quindi le carenze da colmare con eventuali investimenti in digitalizzazione.

Come output del primo step ci aspettiamo dei punteggi ottenuti dagli elementi oggetto di misura, che sono un ottimo input per lo step successivo nel quale vedremo la costruzione di un percorso, una Business Digitalization Roadmap, che unisce aspetti tecnologici ed aspetti culturali senza perdere di vista il business specifico dell’azienda.

  • 2: Costruzione della roadmap

Lo step 2 del percorso verso la digitalizzazione consiste nel costruire un piano delle azioni da intraprendere per conformarsi ai dettami della quarta rivoluzione industriale. Questo piano deve essere costruito a partire da due elementi:

  • i risultati della misura, che mettono in evidenza i punti di forza e i punti di debolezza dell’azienda per quanto riguarda le tecnologie presenti e gli aspetti culturali e organizzativi
  • le peculiarità dell’azienda

Sarebbe infatti inefficace basarsi esclusivamente sulla misurazione fatta tramite lo step 1, non tenendo conto delle particolarità dell’azienda specifica e delle priorità già in essere. A parità di tipologia di prodotto e a parità di macchinari presenti in produzione, un’azienda che lavora all’interno di una filiera della grande distribuzione avrà un focus diverso da un’azienda che produce e commercializza autonomamente i propri prodotti: nel primo caso ci possiamo aspettare un focus più marcato sull’efficienza e sull’ottimizzazione dei reparti produttivi, nel secondo caso invece non dovrà mancare un’attenzione particolare ad aspetti legati alla vendita ed al rapporto e al reperimento di dati dal mercato. La roadmap di sviluppo dovrà tenere conto di tutti questi elementi con molta attenzione.

Affiancata alla definizione delle attività da effettuare per la digitalizzazione è necessaria anche la progettazione di un sistema di monitoraggio composto da KPI e azioni di controllo volte a verificare la corretta attuazione delle azioni suggerite e dei progetti previsti nella roadmap.

Anche il secondo step può essere eseguito sia da personale interno all’azienda che da consulenti esterni, ma è preferibile avvalersi di un consulente esterno per evitare comportamenti che, anche in buona fede, portino a preferire investimenti che ottimizzano solo una parte dell’azienda senza avere una visione completa ed imparziale del quadro generale.

  • 3. Implementazione e controllo

La roadmap di sviluppo ci permette di passare direttamente allo step 3: quello dell’implementazione.

Durante questa fase l’azienda seguirà passo per passo la roadmap di sviluppo, che contiene tutte le azioni e i progetti che devono essere avviati. È una fase di investimenti e di cambiamenti in cui, seguendo quanto scritto nel piano, l’azienda si troverà ad effettuare investimenti in tecnologia per migliorare gli aspetti più tecnici, ma anche in formazione, sia per accrescere la cultura e la consapevolezza delle proprie risorse umane, sia per cominciare ad utilizzare al meglio le tecnologie già presenti in azienda ma non sfruttate fino a quel momento.

Fa parte di questo step anche l’attività di controllo dei progetti in corso. Questo prevede dunque un continuo monitoraggio delle azioni messe in campo, in modo da tenere sotto controllo l’aderenza degli interventi con i KPI progettati nello step 2.

Un percorso ciclico

Il percorso verso la digitalizzazione è un percorso a 3 step che, come ogni percorso di miglioramento, è in realtà un percorso ciclico non troppo lontano dal PDCA.

Al termine di un primo ciclo che comprende misura, progettazione e implementazione, è infatti importante procedere con una nuova misura volta a verificare lo scostamento da quanto previsto in fase di roadmap (progettazione) prima di procedere nuovamente alla progettazione di una nuova roadmap che includerà interventi necessari a proseguire il percorso avviato.

Questo approccio permette alle imprese di effettuare una serie di interventi commisurati alla propria situazione e al proprio budget, senza perdere di vista una progettualità più ampia e di lungo periodo. Questo è vincente sia per le grandi imprese, più abituate a piani di investimento pluriennali, sia per le piccole e medie imprese che hanno vincoli di budget generalmente più stringenti ma che possono, grazie alla prioritizzazione degli interventi contenuta nella roadmap, cominciare a fare piccoli investimenti guidati da uno studio approfondito che colloca l’azione singola in un contesto più ampio. Tutto ciò senza dimenticare che gli interventi legati alle nuove tecnologie e ai nuovi modelli organizzativi tipici dell’Industria 4.0 si portano dietro la possibilità di ammodernare i modelli di business e ampliare i mercati delle imprese che sapranno sfruttare al meglio le opportunità che si presenteranno loro.

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Simona Pira
consulente nel campo dell’innovazione e dell’Industria 4.0 per Erre Quadro srl

Co-autrice di “Industria 4.0 senza Slogan”, di “Impresa 4.0: siamo pronti alla quarta rivoluzione industriale?” e di “Ecosistemi 4.0: Imprese, società, capitale umano” reperibili sul sito www.industria40senzaslogan.it, ha partecipato allo sviluppo di vari modelli di valutazione del grado di maturità digitale delle imprese. Lavora con Erre Quadro srl nel campo delle nuove tecnologie e nel campo dei metodi e strumenti per l’innovazione.

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