IBM Point of View

Accelerare la trasformazione del Paese e proiettarlo verso il futuro, dando forma a nuove possibilità di ripartenza

L’Italia è a un bivio. Gli incentivi europei, se ben utilizzati, potrebbero portare ad una digitalizzazione che permetterebbe di recuperare i ritardi a livello di PIL e produttività. La tecnologia però non basta, bisogna anche investire sul capitale umano e sul green. Se ne è parlato a IBM Think 2021

Pubblicato il 03 Nov 2021

Claudia Costa

IBM Think 2021: apertura

Com’è cambiato il mondo tecnologico negli ultimi dodici mesi? Come affrontare le opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per accelerare la trasformazione digitale?

IBM ha cercato di rispondere a queste domande in occasione di Think Summit Italy 2021, il principale appuntamento dell’anno per Big Blue, in programma il 20 e 21 ottobre 2021, nel corso del quale aziende italiane e internazionali si sono confrontate sui principali trend tecnologici e sulle attuali opportunità offerte dal mercato per accelerare il percorso di trasformazione digitale.

Per Stefano Rebattoni, Amministratore Delegato di IBM Italia “Think Summit Italy è una bussola utile per orientarsi tra i trend tecnologici di trasformazione del nostro Paese, per comprenderli e per costruire le basi per una ripresa sostenibile della nostra economia”.

Nella sessione plenaria, un panel ha analizzato le principali sfide da cogliere in una logica di collaborazione aperta, inclusiva, responsabile, dove diversi attori e progettualità si incontrano per dare forma a nuove possibilità e nuovi scenari di ripartenza e competizione.

Capitale umano, tecnologie ed ecosistema per la ripresa del paese

In apertura, Luca Altieri, CMO IBM Italia ha sottolineato come negli ultimi due anni, segnati fortemente dall’emergenza pandemica, le sfide che le imprese del mondo manifatturiero si sono ritrovate e si ritrovano ad affrontare ancora oggi si sono moltiplicate. Sfide tecnologiche, di sicurezza, di approvvigionamento.

“Non c’è innovazione se non mettiamo al centro il valore del capitale umano: talento e competenze come base fondante per supportare il progresso. In secondo luogo, la tecnologia, sempre più pervasiva, ha radicalmente cambiato il modo di vivere e fare business. Ma cosa ci riservano le tecnologie esponenziali come quantum computing, artificial intelligence e cyber security? Stiamo anche imparando a mettere a fattor comune opportunità e professionalità, e al contempo sfide, problemi e responsabilità, e abbiamo capito che occorre fare sistema e integrarsi tra aziende, istituzioni, mondo accademico e della ricerca”.

Ad abbracciare questo ecosistema, i valori della responsabilità sociale e della sostenibilità, che rispondono ad un rinnovato interesse che sta determinando le scelte di acquisto dei clienti. Non c’è progresso se non teniamo al centro i valori dell’inclusione, della responsabilità ambientale, del benessere dell’individui e non ragioniamo in termini di eticità per quanto riguarda l’innovazione.

Competitività in Italia: le sfide e le opportunità del PNRR per la trasformazione del sistema Paese

È Lorenzo Tavazzi, Partner and Head of Intelligence and Scenarios Department, The European House – Ambrosetti, che cerca di inquadrare lo scenario, alla luce non solo del PNRR, ma soprattutto dell’analisi sulla competitività del nostro sistema Paese.

Lorenzo Tavazzi, Partner and Head of Intelligence and Scenarios Department, The European House – Ambrosetti durante IBM Think 2021
Lorenzo Tavazzi, Partner and Head of Intelligence and Scenarios Department, The European House – Ambrosetti durante IBM Think 2021

“Purtroppo – esordisce – negli ultimi vent’anni, come sistema paese abbiamo perso un po’ di terreno: la crescita del PIL dello 0,4 ha relegato il nostro Paese in ultima posizione, classificandolo come quello meno cresciuto a livello europeo. Uno dei motivi è il tema noto della produttività, con un gap accumulato in Italia che si aggira intorno al 20% medio.

Scomponendo questo dato della produttività, l’Italia è inoltre, l’unico Paese ad avere un contributo negativo alla crescita determinato dalle energie del sistema, o produttività multifattoriale, con cui si indica il contributo alla crescita derivante dall’ecosistema Paese: pratiche manageriali, formazione, allocazione del capitale umano, digitalizzazione, attenzione alla sostenibilità, PA ecc.
La produttività stagnante ha fatto sì che nell’ultimo decennio l’Italia abbia perso posti di lavoro in controtendenza agli altri paesi europei, faticando a creare competenze e occupazione qualificata nei settori ad alto valore aggiunto – attività professionali, scientifiche e tecniche, ICT, finanza e assicurazioni, real estate che danno produttività e rilanciano il PIL – e al contrario, creando occupazione in servizi a meno valore aggiunto relativo – commercio, ospitalità, costruzioni ecc. Per non parlare del fatto che proprio questi lavori sono stati quelli più colpiti durante il Covid.

“La competitività relativa mancata in Italia – prosegue Tavazzi – è costata circa un quarto di PIL attuale, oltre 506 miliardi in termini di non crescita. Questo è il passato recente. Oggi stiamo vivendo una pandemia senza precedenti che ha rappresentato un forte elemento di discontinuità. Negli ultimi 40 anni, a eccezione della grande recessione e dell’influenza suina, il PIL non si era mai contratto tranne che nel 2020, quando il Covid-19 ha provocato una crisi inedita bloccando la crescita”.

Ciò ha determinato una reazione storica da parte dell’UE per rispondere agli effetti della crisi. SURE, introdotto a maggio 2020, è stato il primo strumento di mitigazione a sostegno dell’occupazione con debito comune europeo: ad oggi, mobilita risorse pari a quasi 90 miliardi di euro utilizzabili dagli Stati Membri per far fronte a improvvisi aumenti della spesa pubblica e preservare l’occupazione. SURE è finanziato attraverso le obbligazioni sociali, e insieme al fondo BEI è il primo esempio di uno strumento di debito comune europeo emesso dalle istituzioni UE a livello sovranazionale, superando i paletti storici di non condivisione e non mutualizzazione del debito.

Un secondo passo storico riguarda la mobilitazione, per rilanciare la crescita, di oltre 1.800 miliardi di euro nei prossimi 7 anni a livello europeo, in primis attraverso il Next Generation EU: siamo di fronte al più grande riorientamento economico della storia recente in cui un blocco economico, l’Europa, sta indicando la direzione di sviluppo dei prossimi 30 anni che punta su due direttrici chiave, transizione verde e transizione digitale. L’Europa vuole essere leader nelle transizioni e tecnologie collegate al green, nel secondo caso intende recuperare velocemente il terreno rispetto agli altri grandi player geoeconomici globali.
Ma cosa aspettarsi ora?
Il 2021 è un anno di ripresa importante della crescita in Europa (+5,1%) e in Italia (+5,5%), usciremo dalla crisi e recupereremo i valori pre-crisi.
“Attenzione però! – avverte Tavazzi -. Già dal 2022 la crescita dell’Italia si attende su livelli inferiori rispetto alla media europea. Qui si inserisce un altro elemento di cui occorre prevedere l’evoluzione, le tensioni inflazionistiche legate ai prezzi delle materie prime e criticità legate al sistema della logistica che impatteranno prioritariamente sui paesi meno attrezzati dal punto di vista competitivo”.

Qui si inserisce il PNRR, da considerarsi non solo come strumento finanziario ma come un vero disegno di riforma organica del paese, mai successo negli anni recenti di avere contemporaneamente: soldi, indicazioni di direzione strategica e condizioni di sviluppo.

“L’Italia è il primo Paese beneficiario di tutti i fondi. Ci stiamo giocando una partita fondamentale, storica. Anche perché se consideriamo anche il Fondo Complementare Nazionale e il React EU andremo a gestire una massa di denaro 3 volte rispetto a quella della spagna, quasi 5 volte rispetto a quella dedicata alla Francia e oltre 7,5 rispetto alla Germania”.

In questo percorso, ci sono una serie di milestone, di tappe, di condizioni complessive da soddisfare affinché l’intero piano riceva i fondi. I primi 25 miliardi sono arrivati ed entro fine anno dovranno essere raggiunte 51 condizioni. Oltre al tema di progredire con velocità e tempi definiti, voglio portare attenzione ad un altro tema: i paesi sopra la linea rossa hanno un fattore moltiplicatore inferiore agli investimenti.

L’Italia ha programmato investimenti con minori ricadute economiche. Il contesto di riforme che porterà il paese a cambiare passo di marcia.
Le riforme sono 63 strutturali, due orizzontali e varie verticali e settoriali. Tutti passi necessari affinché l’Italia risolva i suoi problemi strutturali.
New call-to-action

Il GAI di The European House – Ambrosetti

È dunque importante incidere sugli aspetti strutturali che hanno frenato la crescita dell’Italia per impattare direttamente sull’attrattività e capacità di sviluppo.
Lo dimostra il GAI di The European House – Ambrosetti, Global Attractiveness Index, strumento utilizzato da molti governi per valutare la capacità di attrarre e trattenere e sviluppare risorse necessarie alla crescita: di fatto un prerequisito per lo sviluppo. L’Italia è ventesima in questa classifica ma come score ha 61, quindi è al 65% rispetto ai best performer in termini di attrattività.
“L’Italia non è ferma, si sta sviluppando. E questo porta ad un’altra considerazione: l’Italia sta dimostrando un percorso di dinamismo sostenibile inedito. Nessun altro Paese mostra la stessa condizione simultanea di equilibrio su livelli medi e altri delle tre dimensioni collaterali al posizionamento: dinamicità, sostenibilità e aspettative di crescita.

Il PNRR avrà un effetto positivo, permettendo un salto di scala strutturale.
Non a caso, uno dei pilastri fondamentali del Piano è la digitalizzazione, che non rappresenta soltanto un verticale fondamentale ma è un fattore trasversale abilitante su qualcosa per la quale l’Italia sconta dei ritardi.

“Il Covid ha accelerato tantissimi percorsi di sviluppo tecnologici e oggi stiamo vivendo quello che avremmo dovuto vivere tra 5 anni”.
La digitalizzazione abilita la larga maggioranza delle riforme del PNRR. Non è un caso che alla missione digitalizzazione siano riservati 40 miliardi di risorse. Il PNRR definisce una serie di interventi necessari per PA, cloud, banda larga, cyber security, digitalizzazione delle imprese e riconosce alla digitalizzazione un ruolo nel favorire l’internazionalizzazione delle imprese.
“I dati ci dicono che le imprese più digitalizzate sono più produttive e più capaci di generare occupazione ad alto valore e secondo la Commissione europea si potranno creare centinaia di migliaia di posti di lavoro a valore aggiunto, che incrementano la produttività. Da qui al 2025 l’ecosistema digitale potrà sostenere la crescita della produttività multifattoriale e generare occupazione qualificata incidendo positivamente su due dei problemi storici dell’Italia”.

Tavazzi così sintetizza: “Siamo ad un bivio storico. Da un lato, l’opportunità di usare le risorse all’interno di un piano di riforma organica del Paese per fare un salto di livello verso una crescita duratura e sostenibile. Dall’altro concentrarsi su vantaggi di breve periodo senza cambiare l’inerzia del paese. La digitalizzazione è il fattore strutturale in grado di accelerare la produttività e la crescita del Paese attraverso l’adozione di tecnologie e di ecosistemi necessari a valorizzarle. Infine, stiamo vivendo una transizione che non è sostenibile nel tempo senza adeguamento e rilancio di capitale umano e delle skill che compensino quanto non è stato fatto negli ultimi anni. Per poter realizzare tutto ciò, occorre un gioco di squadra, per garantire la transizione di sistema all’interno di una cornice di governance, mantenendo tempi e velocità”.

Passato, presente e futuro: la visione di Stefano Rebattoni

Per Stefano Rebattoni, Amministratore Delegato di IBM Italia, per comprendere qual è la direzione giusta da intraprendere bisogna partire dal recente passato: la comprensione dei problemi storici del nostro Paese ci permette di capire dove intervenire e cosa fare di diverso, superando l’economia stagnante dell’ultimo ventennio legata a tematiche di produttività, carenza di investimenti, energie di sistema.
Il presente è incoraggiante: “I segnali ci sono: dalla crescita del PIL all’aspettativa di andare in pareggio nel 2022, all’incremento delle esportazioni e alla propensione ai consumi, mai così alta dal 2012. La cautela, tuttavia, è d’obbligo: esistono preoccupazioni legate alle varianti pandemiche, alla crisi dei semiconduttori e delle materie prime, con ripercussioni sui tassi di inflazione, alle crisi geopolitiche”.
Per questo è fondamentale puntare in modo deciso su digitale e capitale umano, che rappresentano le leve per il rilancio del Paese.

“Per questo nell’immediato futuro serve un piano d’azione condiviso. Servono progettualità e concretezza per mettere in moto una ripresa strutturale e organica. Serve un approccio pragmatico e concreto che, come IBM Italia, stiamo cercando di sviluppare”.

Un Paese pronto al futuro

In questa concretezza si inserisce “Per un paese pronto al futuro”, un whitepaper, o meglio un “contributo pratico che IBM vuole portare verso le istituzioni, i policy maker, verso il mondo della ricerca, dell’istruzione e dei clienti cercando di mappare su ognuna delle 6 missioni 26 idee concrete in cui il digitale assieme a capitale umano possono creare le basi per un paese più agile e attrattivo”.
In un momento di grande cambiamento, IBM ha rivisto la sua strategia e il suo posizionamento sul mercato da un anno a questa parte, avviando una delle trasformazioni più importanti negli ultimi 30 anni.
“Come dicono gli americani “staticity is not stability”: rimanere fermi non permette di avere stabilità. Ma soprattutto vogliamo dare un contributo a valore alla ripartenza. IBM ha deciso di adottare una strategia che si focalizza su due aree Hybrid Cloud e AI: questo perché riteniamo che l’approccio di un cloud hybrid multi-piattaforma sia 2.5 volte di maggior valore per i nostri clienti rispetto all’adozione di un sistema cloud pubblico only. Negli anni si assisterà ad un’eterogeneità di piattaforme, dalle on premises a quelle legate a strumenti di public cloud fino al mondo del private cloud e dell’edge computing. Qui si gioca la grande scommessa di IBM: costruire una piattaforma trasversale di cointainerizzazione aperta su ambienti multi-cloud ibridi attraverso la maggiore acquisizione della storia recente, la piattaforma Red Hat Open Shift, facendo leva sulla componente di consulting che ridisegna user experience e digital workflow all’interno dell’operatività dei clienti. Il tutto con un approccio aperto, interoperabile, di ecosistema”.

In un momento in cui vengono ridefiniti i contorni, le responsabilità, in cui si parla di platform economy, è fondamentale fare rete con aziende, policy maker, istituzioni, ricerca, mondo privato e pubblico, sostiene Rebattoni.
“Quando si parla di una strategia cloud nazionale, si pensa ad un polo strategico nazionale di partnernariato pubblico e privato, dove le migliori pratiche possono essere messe a sistema a livello di soluzioni e servizi. Lo stesso accade con Industria 4.0 che diventa Transizione 4.0 e con la partita della cyber security nazionale. Servono idee fattive e attraverso le energie di sistema si può costituire la soluzione per la crescita”.

Capitale umano e sostenibilità: università e imprese a confronto

tavola rotonda della prima giornata di IBM Think 2021
La tavola rotonda della prima giornata di IBM Think 2021, con (da sinistra) il presentatore Dario Donato, Stefano Rebattoni, Paola Mascaro, Ferruccio Resta e Luisa Todini

Interessante il confronto che si è sviluppato nel corso della tavola rotonda della prima giornata.
Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico di Milano e Presidente CRUI sottolinea l’importanza del capitale umano.
“La progettazione delle competenze del domani non può essere un problema soltanto dell’accademia e della scuola. Abbiamo bisogno di un ecosistema, dobbiamo liberare energie di ecosistema. Le sei missioni del PNRR sono per tutti: dobbiamo progettare insieme le figure professionali e tracciare insieme le direttrici in cui l’impresa deve lavorare. Dobbiamo avere il coraggio di prendere scelte difficili e impopolari. Prendiamoci tutti insieme la responsabilità di progettare la formazione del futuro”.

A sua volta, Paola Mascaro, Presidente di Valore D e Chai G20 Power, Bisogna parlare di riforme e non di soldi: bisogna ripensare il sistema, includendo anche le PMI nell’ecosistema. Ci sono leve pragmatiche per accelerare il gioco in un momento cruciale come questo. Vale per il green deal, per la digitalizzazione, vale per l’inclusione. L’accelerazione digitale deve favorire l’inclusione e deve arrivare a comprendere anche le piccole aziende e tutto il tessuto industriale”, è il suo appello.

Luisa Todini, Presidente e Partner di Green Arrow Capital SGR e Presidente del Comitato Leonardo, invece sottolinea come le opportunità di occupazione (350mila posti di lavoro) legate al PNRR siano una grande occasione per il paese, per confermare l’importanza del Capitale Umano e “per un’Italia (più) Facile. Nell’ultima assemblea di Confindustria è emerso che mancano 300 mila posti di lavoro pronti ad essere occupati. Servono competenze STEM e serve fare una valutazione seria anche rispetto a ciò di cui le imprese hanno bisogno”.

Skill mismtach tra ciò che le aziende cercano e ciò che le scuole offrono

Su quest’ultima riflessione è ancora Stefano Rebattoni che sottolinea i 38 punti percentuali di skill mismatch, ovvero competenze non allineate al mondo del lavoro.
“In un mondo in cui pubblico e privato devono interagire, le aziende devono mettere in mano ai giovani strumenti e competenze per cavalcare il futuro. L’inclusione deve essere totale e indirizzare i problemi di gender gap, di distanza tra grande e piccolo, tra grande centro e territorio. Bisogna portare nelle aule quei contenuti che permettano alle nuove di sperimentare e capire cosa vuol dire oggi sviluppare un’app in cloud, o a cosa serva l’AI a supporto della digitalizzazione dei processi. In IBM indirizziamo queste tematiche con un progetto specifico NERD, che significa “non è roba per donne”, che porta informatica e digitale nelle scuole medie superiori a supporto delle nuove generazioni al femminile per far capire che il digitale è roba per donne”.

Transizione digitale ed ecologica: cosa fare

Non può mancare una riflessione sull’importanza della sostenibilità e della transizione ecologica.
Lo sottolinea ancora Ferruccio Resta: “Dobbiamo entrare nell’ottica che la transizione digitale come quella ecologica e green non sono per gli esperti, sono temi culturali a 360 gradi”.
“L’attenzione e la sensibilità al green è viva da lungo tempo in IBM– sottolinea Rebattoni -. Oltre ad aver preso parte agli accordi di Parigi, abbiamo un codice aziendale molto severo di rispetto della sostenibilità. Il digitale può aiutare e portare valore la transizione ecologica. Abbiamo in essere progetti di precision farming, ma anche attraverso la nostra blockchain, con qual quale mettiamo in connessione gli anelli della filiera del Made in Italy, certificandone i requisiti di compliance green, per altro sempre più determinanti anche nelle scelte dei consumatori”.

“Mi sembra che ci sia una assoluta convergenza sul ruolo del digitale per la trasformazione del Paese”, è la conclusione di Rebattoni. “Una presa di coscienza post-pandemia che ha neutralizzato alcuni ritardi che avevamo: abbiamo la grande possibilità, come attori del mondo ICT, di giocare un ruolo in prima linea a supporto della ripartenza: servono allineamento e convergenza di intenti, volontà di ascolto e gioco di squadra tra mondo dell’impresa e mondo pubblico per ridisegnare le basi industriali di questo paese”.
New call-to-action

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

C
Claudia Costa
email Seguimi su

Articoli correlati