Build or Buy? Come risolvere il dilemma

Affrontare in autonomia i progetti IoT può comportare tempi più lunghi rispetto alla scelta di affidarsi ai provider esterni

Pubblicato il 27 Set 2019

Francesco Cattaneo

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Francesco Cattaneo, senior account executive di relayr

State avviando il vostro percorso di trasformazione digitale? Preparatevi ad affrontare il dilemma del ‘build vs. buy’. La domanda alla quale dovrete inevitabilmente rispondere è se implementare soluzioni IIoT in proprio oppure rivolgervi a un partner esterno. E anche se il vostro istinto vi spinge verso la scelta di una soluzione in-house, dovreste valutare entrambe le opzioni molto attentamente.
Ci sono diverse questioni da considerare prima di decidere quale strada intraprendere. Si tratta di scelte difficili, soprattutto per le aziende che stanno adottando la digital transformation per motivi di contenimento dei costi, semplificazione o efficienza. Portare una terza parte IIoT a bordo potrebbe apparire una spesa superflua, difficoltosa da giustificare. In realtà, ci sono altri elementi da considerare, per esempio il tempo necessario per selezionare le tecnologie più appropriate e formare i team per operare con i nuovi sistemi. Senza dimenticare il tempo richiesto per mantenere e aggiornare questi sistemi. E che cosa dire del tempo che non potrete dedicare al vostro core business mentre siete impegnati a rifocalizzare le risorse?

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È tempo di agire

Una cosa è certa, tutte le soluzioni IIoT richiedono tempo e risorse affinché l’implementazione sia di successo. Delineare un piano è una cosa, ma la sfida si presenta quando si tratta di formare e implementare le risorse, gestire, monitorare e mantenere i nuovi sistemi. Quando si tratta di progetti complessi, è il tempo – e non necessariamente il denaro – a rappresentare il principale asset (Immagine 1).
Sviluppare un servizio IIoT richiede esperienza – tecnologie embedded, ingegneria elettrica, pratiche DevOps, infrastruttura server, manufacturing, ecc. Come funziona in realtà? Nella maggior parte dei casi le imprese si rendono conto che necessitano di ulteriore supporto quando si trovano già nella fase di sviluppo. Aggiungere risorse in quel contesto diventa difficile e potrebbe costare una fortuna.

I risultati di un recente report Forbes Insights non sorprendono. Le aziende che operano in autonomia impiegano 1,25 anni in più a sviluppare e implementare le loro piattaforme IIoT rispetto a quelle che si affidano a provider di piattaforme IIoT dedicati.

Il fattore umano

Secondo un sondaggio 2017 di Cisco, solo il 26% delle imprese ha ritenuto di successo la propria iniziativa IIoT. Circa il 60% considerava il progetto valido sulla carta, ma la complessità si è rivelata molto elevata. Queste aziende hanno capito, purtroppo in modo un po’ oneroso, che la digital transformation non si ottiene solo collegando tra loro i device e leggendo i dati generati. Bisogna disporre delle risorse per pianificare e implementare la nuova soluzione e l’esperienza per sapere quali dispositivi e quali dati raccogliere, oltre a capire se alterare o rivedere gli obiettivi di business.

Ecco dove entra in gioco il fattore umano. Anche i progetti IIoT più semplici richiedono ingegneri, software developer, tecnici ed estimatori, senza tralasciare il personale che si occuperà di installare fisicamente device e sistemi.
Accettare la sfida? Il team ha le competenze o la volontà di affrontare una sfida tecnica così impegnativa? Questa questione, spesso trascurata, porta alla necessità di assumere nuovi dipendenti in una fase più avanzata del progetto. Senza dimenticare le difficoltà legate alla ricerca dei migliori talenti e alla necessità di trattenere i professionisti qualificati, vitali per il buon esito del progetto. In un contesto di rivoluzione digitale, conservare i dipendenti in possesso delle competenze per pianificare, implementare, gestire, monitorare e mantenere un sistema IoT in-house è assolutamente cruciale.

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Francesco Cattaneo

senior account executive di relayr

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