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COVID-19, il manifatturiero non si ferma, ma con molte precauzioni. Nasce la solidarietà di filiera

Lo stop imposto dal Dpcm dell’11 marzo non impone la chiusura degli impianti produttivi con particolare riferimento alla filiera del food, del pharma e delle utility. Ma come stanno rispondendo le realtà del manifatturiero? Quali precauzioni mettono in atto? Dal change management alla solidarietà di filiera promossa da Ratti e Mantero

Pubblicato il 13 Mar 2020

tessuti wikipedia

Un’avvertenza è d’obbligo: nel momento in cui scriviamo, la situazione nel nostro Paese è in evoluzione, per cui non escludiamo che nelle prossime ore o nei prossimi giorni il Governo possa prendere ulteriori decisioni, che potrebbero cambiare il quadro che stiamo per tratteggiare.
A causa dell’aggravarsi della diffusione di COVID-19, il Presidente del Consiglio Conte ha licenziato il Dcpm 11 marzo 2020, con il quale si stabilisce la chiusura dal 12 al 25 marzo delle attività commerciali al dettaglio, fatti salvi i negozi di alimentari, le farmacie, le tabaccherie.
Uno stop che non riguarda tuttavia le attività produttive, con uno specifico riferimento a tutti gli attori delle filiere del food , del farmaco, dell’energy e delle utility e in generale con le realtà del manifatturiero, alle quali è consentito sì di rimanere in attività, a condizione che venga incoraggiato l’utilizzo dello smart working per tutte quelle funzioni che possono operare a distanza dal proprio domicilio, che si incentivi la fruizione di ferie e permessi, che si fermi l’operatività dei reparti non indispensabili alla produzione.
Nelle aree nelle quali è prevista la presenza di personale, non solo si deve garantire una adeguata distanza tra i diversi addetti, ma deve essere introdotto l’utilizzo di dispositivi di protezione personale.
In generale, c’è un invito chiaro anche a procedere a una versa e propria sanificazione del luogo di lavoro.

Nei giorni scorsi abbiamo già pubblicato una serie di contributi da parte di docenti universitari, analisti e ricercatori per cercare di analizzare quali sono le sfide più pressanti che le realtà del manifatturiero devono e dovranno fronteggiare. In calce a questo articolo troverete la lista degli articoli scritti su questi temi.
In questo servizio, vogliamo invece presentare una serie di casi reali, che già di per sé rappresentano degli esempi di cosa effettivamente si può fare.

Dalla remote assistance all’audit da remoto: l’esempio di TÜV Italia

Fin dai primi giorni dell’emergenza, le opportunità che la tecnologia offre di svolgere a distanza attività che normalmente vengono svolte in presenza sono state ben colte da TÜV Italia, parte dell’ente di certificazione, ispezione, testing, collaudi e formazione TÜV SÜD, che offre servizi certificativi in ambito qualità, energia, ambiente, sicurezza e prodotto.
Per le aziende che devono garantire la continuità operativa, confermando la validità e il mantenimento del loro sistema di gestione, scriveva TÜV Italia in una nota, è il momento di pensare alla possibilità di effettuare audit a distanza, così come del resto anche previsto dall’ultima versione della norma ISO 19011 dello scorso mese di luglio.
L’attività può essere svolta esattamente come un audit tradizionale, utilizzando le tecnologie che connettono auditor e azienda con una attenzione particolare al tema della sicurezza, per garantire la tutela delle informazioni condivise.
Di fatto si vengono a creare team virtuali, ai quali possono partecipare anche auditor eterogenei, con competenze diverse e non di rado provenienti anche da luoghi geografici differenti, con benefici evidenti in termini di flessibilità, di efficacia, soprattutto per quanto riguarda l’archiviazione elettronica delle evidenze emerse dall’audit, e in termini di tempi necessari agli spostamenti fisici delle persone. Aspetto quest’ultimo divenuto cruciale nelle ultime settimane.

In produzione tutelare la sicurezza dei lavoratori: il caso Protom

Come è stato ben spiegato in questo articolo, le aziende del manifatturiero che proseguono nella loro operatività devono individuale “il modo più efficace per tutelare nel miglior modo possibile i lavoratori”. Nell’articolo si parla dell’obbligo o meno di adeguare il DVR (Documento di Valutazione dei Rischi), ma soprattutto si richiama la necessità da parte dei datori di lavoro di prestare continua attenzione ai nuovi rischi che fattori endogeni ed esogeni, quale è per l’appunto COVID-19, introducono in azienda e di introdurre adeguate misure a protezione collettiva e individuale dei lavoratori.
Una testimonianza in tal senso ci arriva da Protom, società di ingegneria con sede vicino a Napoli.
Seguendo alla lettera – e anche in qualche modo anticipando – quanto previsto dal Dpcm dell’11 marzo, la società ha disposto l’adozione dello smart working e modalità di lavoro agile per tutti i dipendenti la cui presenza in sede non è necessaria.
Nell’area di produzione, nella quale è necessaria la presenza fisica degli operai, la società, oltre ad aver sanificato gli stabilimenti, ha predisposto un cambio organizzativo, con una diversa articolazione dei turni, così da garantire il rispetto delle distanze fisiche tra gli addetti, ai quali sono stati distribuiti i dispositivi di protezione necessari.
La società dichiara che con questo cambio organizzativo, la riduzione delle attività di produzione risulta ridotta del 25 per cento: un calo, si legge nella nota rilasciata, ascrivibile in primis alla difficoltà di approvvigionamento delle materie prime.

Anche in Ferrari

Anche Ferrari ha dichiarato di aderire alle direttive messe in atto con il DCPM dell’11 marzo 2020. La Casa di Maranello dichiara con una nota ufficiale di aver “messo in atto ulteriori e ancora più rigorose misure di prevenzione per garantire i più alti standard sanitari”. Questo significa che anche negli stabilimenti della casa automobilistica la presenza dei lavoratori è stata ridotta al minimo, mentre “la restante parte dei dipendenti lavora da remoto”.
la società fa presente che in questo momento non vi sono problemi sulla continuità della produzione, sottolineando però che la sua operatività è garantita dalla continuità della catena di fornitura che si trova in un contesto estremamente mutevole.

Solidarietà, non solo digitale: l’esempio di Mantero e Ratti

In questi giorni molti si è parlato di solidarietà digitale, ovvero l’iniziativa nata da una call to action da parte del ministro dell’Innovazione Paola Pisano, ha come obiettivo la riduzione dell’impatto sociale ed economico delle misure restrittive messe in atto per l’emergenza Coronavirus. Alla solidarietà digitale hanno preso parte molte aziende del mondo digitale, come Amazon, Cisco, Fastweb, Microsoft, Vodafone e anche Gruppo Digital360 cui fa capo questa testata, mettendo a disposizione servizi e soluzioni come piattaforme per smart working, insegnamento a distanza, intrattenimento e informazione.
Nel mondo della produzione qualcuno comincia a parlare di solidarietà di filiera, come hanno fatto in questi giorni Mantero e Ratti, due eccellenze italiane nel mondo del tessile.
Le due società hanno infatti annunciato la loro intenzione di collaborare in sinergia per mantenere attiva la produzione di filiera.
Concretamente, l’impegno è, in caso di necessità, “a condividere prodotti e materiali, a rendersi back-up produttivo l’una dell’altra secondo i carichi di lavoro, a scambiarsi informazioni e a intraprendere una linea decisionale condivisa a tutela dell’attività produttiva, dell’evasione degli ordini in corso e della salvaguardia dei posti di lavoro”.
L’aspetto più interessante ed encomiabile di questa iniziativa è che non si limita alle due realtà promotrici. La collaborazione, scrivono le due società in una nota congiunta, è “aperta a tutte le realtà della filiera che vogliano aderire” e “vuole dimostrare che un distretto forte e unito, capace di senso di responsabilità e azioni basate sulla reciproca fiducia, può continuare a garantire risposte pronte e massima qualità di servizio, anche in tempo di crisi, solo attraverso sinergie concrete e una campagna di informazione puntuale e collaborativa”.

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Maria Teresa Della Mura
Maria Teresa Della Mura

Giornalista, da trent’anni segue le tematiche dell’innovazione tecnologica applicata ai modelli e ai processi di business.Negli ultimi anni si è avvicinata al mondo dell’Internet of Things e delle sue declinazioni in un mondo sempre più coniugato in logica smart: smart manufacturing, smart city, smart home, smart health.

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