Incentivi

Next Gen UE, come saranno utilizzati i fondi per il piano Transizione 4.0

Al piano saranno destinati meno del 10% delle risorse disponibili, potenziando gli strumenti esistenti e non creandone di nuovi, le cui tempistiche di implementazione non sarebbero state compatibili con i tempi del PNRR.

Pubblicato il 04 Giu 2021

Ranieri Villa

Partner STS Deloitte

piano transizione 4.0

Parte dei fondi del Next Gen EU saranno utilizzati per potenziare e prorogare il piano Transizione 4.0, che si pone l’obiettivo di stimolare investimenti privati e dare certezza alle imprese sui nuovi investimenti 4.0, e sugli investimenti in Ricerca e Sviluppo e innovazione.

Piano Transizione 4.0: gli incentivi agli investimenti in Ricerca e Sviluppo

Anche se quanto è stato fatto non può che essere valutato positivamente, è ancora troppo poco soprattutto in proporzione ai fondi disponibili. Sarebbe stato necessario rendere strutturale o almeno quinquennale il credito Ricerca, Sviluppo e Innovazione, portando le aliquote almeno al 25% per consentire agli imprenditori di pianificare gli investimenti su più esercizi e con un orizzonte temporale ben preciso. Affinché gli incentivi agli investimenti in Ricerca e Sviluppo producano benefici concreti, questi investimenti necessitano di una pianificazione a medio lungo termine. Invece positiva è stata la proroga al 2022 e il potenziamento del credito per investimenti in beni strumentali nuovi, con un focus particolare su Industria 4.0, estendendo l’agevolazione anche ai beni immateriali non 4.0 con risorse nazionali, quindi non rientranti nel PNRR. Resta il fatto che sono state impegnate meno del 10% delle risorse disponibili sulla “Transizione 4.0”, ma per fortuna potenziando gli strumenti esistenti e non creandone di nuovi, le cui tempistiche di implementazione non sarebbero state compatibili con i tempi del PNRR. Le best practice internazionali ci insegnano, infatti, che se un incentivo vuole essere efficace deve essere prima di tutto ben definito e semplice e la semplicità si raggiunge utilizzando strumenti automatici che siano chiari e stabili nel tempo. Ricordiamoci che un incentivo è efficace solo se stimola ulteriori attività e investimenti che senza quell’incentivo l’impresa non realizzerebbe.

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Il PNRR come stimolo per la crescita

I propositi di crescita legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresentano per l’Italia, con il 28% di fondi attribuiti, un’opportunità unica e irripetibile. Basti pensare che il secondo Paese per risorse attribuite è la Spagna con il 22%, ma il terzo è la Polonia con il 10%, mentre tutti gli altri Paesi hanno percentuali inferiori alla doppia cifra. Questi fondi andranno investiti per la crescita. Quindi meno sussidi e ristori, più investimenti in linea con le priorità individuate nelle raccomandazioni specifiche: almeno il 37% della dotazione del piano dovrà sostenere la transizione verde e almeno il 20% la trasformazione digitale. Si tratta di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva che deve premiare di più chi più investe in innovazione sostenibile, digitalizzazione, ricerca, sviluppo e formazione. L’innovazione è l’unica via per fare ripartire la crescita a medio lungo termine. È infatti ampiamente dimostrato che la spesa in ricerca e innovazione è un investimento che spinge i fatturati, aumenta o mantiene la competitività. Come ha sostenuto la stessa Banca d’Italia nell’audizione alle Commissioni Finanza e Bilancio di Camera e Senato, il solo aumento della spesa pubblica non è sufficiente a fornire il necessario incentivo a un aumento duraturo dell’accumulazione privata, indispensabile ad assicurare più elevati livelli di crescita. Il rilancio dei consumi interni e la crescita sono l’unica via per ridurre il debito pubblico e per essere in grado di ripagare in futuro il debito aggiuntivo che l’Italia sta contraendo.

Fondi condizionati al raggiungimento dei target

Dobbiamo però ricordarci che questi fondi sono solo potenzialmente assegnati all’Italia, perché dopo la prima tranche, circa il 13%, che arriverà da giugno, le tranche successive saranno erogate a condizione che siano conseguiti i target intermedi e finali e le riforme previste dal PNRR che è stato presentato dall’Italia alla Commissione Europea il 30 aprile sorso. Sarà quindi fondamentale l’execution per cui il PNRR deve essere eseguito correttamente e nei tempi indicati.

Quindi si tratta sicuramente di una grande opportunità per l’Italia, ma è una partita ancora tutta da giocare, e in questo panorama complesso non è facile, per le imprese, orientarsi e capire quali sono le opportunità disponibili in Italia, ma anche negli altri 26 stati membri, per questo Deloitte ha attivato un osservatorio sugli incentivi Covid che i governi in Europa stanno attivamente adottando per rispondere alla crisi causata dalla pandemia e sui piani e le strategie che i governi stanno valutando e attuando per utilizzare i fondi del Recovery fund.

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Piano Transizione 4.0, incentivi all’occupazione tramite la leva fiscale

Su possibili novità riguardanti l’Irpef e la possibilità di poter incentivare l’occupazione, con tagli di tasse temporanei per specifiche categorie va ricordato che è sempre rischioso e spesso poco efficiente varare misure articolate che impegnano la macchina dello Stato in controlli successivi per reprimere abusi. Meglio intervenire sull’impalcatura di norme già esistenti andando ad alleggerire il prelievo sul lavoro (tramite il taglio del cuneo fiscale) e aumentare le detrazioni IRPEF per chi effettua spese tracciabili.

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Ranieri Villa
Partner STS Deloitte

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